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Capitolo 28 Il Governo della famiglia di Dio, Manca il testo 1

17. Dunque io dico ‘amen’ a nome di tutti, e tu, o fratello Farac, guardami nella tua sapienza, e sii per noi tutti un fratello, un principe, una guida, un consigliere ed un savio amico! Amen!»

18. Ed ecco, il discorso di Ufrahim animò nuovamente Tahirac come pure gli altri che, prima di Farac, avevano avuto parole ipocrite dettate dall’egoismo e dall’ambizione, e così pure egli cominciò a parlare come colui che è un depositario ed un vero ricettacolo di ogni male e come colui che si arroga tutti i diritti e cose divine, come la Santità di Dio, eternamente intangibile, la Sua Giustizia, il Suo Amore, la Sua Onnipotenza ed infine perfino tutta la Creazione, quasi egli avesse potuto distruggerla muovendo un dito, poiché egli, come spesso aveva asserito, era venuto a conoscenza degli artifici e dei raggiri dell’antico Dio e osava addirittura misurarsi con la Mia Forza e lanciare pubblica sfida alla Mia Onnipotenza. E poiché Io, per Amore, non avevo voluto impugnare la grande spada del Mio Furore contro un miserabile verme della terra, quale l’Infinito contro un nulla che a mala pena l’occhio può percepire a causa della sua indicibile piccolezza di fronte alla Mia eterna Grandezza ed infinita Potenza, egli diceva a ciascuno che la Mia debolezza aveva timore della sua forza.

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