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Capitolo 25 Il Governo della famiglia di Dio, Manca il testo 2

Sul potere di Satana e sull’Onnipotenza di Dio

Enoch e la sua predica del Sabato 4-9 febbraio 1842

1. Dopo che Abedam ebbe finito la SuA predica, Enoch procedette ad un interiore esame di sé, e vi trovò confermato quello che l’Alto Abedam gli aveva testimoniato.

2. Ma il suo pensiero si soffermò con insistenza sulla mosca pronta a deporre le uova e sulla mela sana, e finì con l’interrogare così Abedam:

3. «O Padre santo ed amorosissimo, è lecito dunque a Satana accostarsi anche al Tuo Santuario così come fa la maligna mosca rispetto alla mela sana?

4. Vedi, in verità questa cosa mi sembra strano apprenderla nel Regno della Vita e nel Regno della Luce. Che cosa mai ha a che fare qui lo spirito di tutte le tenebre?»

5. E Abedam gli obiettò: «O Enoch, cosa ti importa se il Mio amore e la Mia misericordia sono più grandi di quanto tu, in eterno, potrai mai afferrare e comprendere?

6. Se però il Mio amore e la Mia misericordia vogliono giungere addirittura fino allo spirito infinitamente tenebroso, come puoi fare una simile domanda, come se tu, nella Mia massima vicinanza, potessi rimetterci qualcosa?

7. Vedi, il Sole del mondo è un gran luminare dispensatore di luce ed elargisce i suoi raggi, e precisamente, la maggior parte di essi agli spazi dell’universo infinitamente lontani! È forse lecito alla madre Terra e ai suoi vicini trovare da ridire sul fatto che la loro madre luminosa distribuisce con così tanta prodigalità i suoi raggi? E se anche lo potessero fare, la loro madre luminosa non sarebbe autorizzata a rispondere subito loro con quest’altra domanda:

8. “Figli, perché vi affannate per questo motivo? Ve ne deriva forse un danno? Ciascuno di voi non riceve forse, luce e calore, in giusta, anzi in esuberante misura?”

9. Vedi, l’identico aspetto hanno le cose anche presso di Me! Dunque non affannarti a causa delle Mie vie grandi ed imperscrutabili, bensì rimani privo di preoccupazioni sulla piccola via del Mio amore per voi, e tralascia ogni discussione sui grandi regni delle tenebre. Facendo in questo modo, tu puoi avere l’assicurazione che il principe della morte ancora molto potente, ben poco avrà a che fare e ben poco da giudicare con te e con tutti i fratelli del tuo amore!

10. Io certamente posso dirti che a te non sarebbero sufficienti delle eternità per scrutare tutta la grandezza della sua potenza e della sua forza, ma ciononostante egli è uno spirito creato e quindi finito, e dove tutta la sua potenza cessa per l’eternità, proprio là comincia la Mia infinita Potenza.

11. Non darti dunque alcun affanno, perché, quando sei nelle Mie mani, il tuo più lieve alito è più potente di tutta la potenza, la forza e l’autorità di Satana!

12. Egli è simile a un leone affamato e ruggente a cui manca il nutrimento. Guai all’animale che si imbatte in lui, o la cui presenza in qualche luogo viene percepita dal suo olfatto acutissimo; Io ti dico che anche un mastodonte se la caverebbe male ingaggiando una lotta con lui!

13. Ma per quanto anche il leone ruggisca furioso per la fame, tuttavia non fa affatto attenzione alle mosche che spesso gli ronzano ben numerose intorno agli orecchi!

14. Vedi, qui si cela la grande potenza della piccolezza umilissima: una mosca spesso dà fastidio ad un intero branco di leoni, mentre appunto di questo stesso branco di leoni la mosca ben poco si preoccupa.

15. Ma tu già da lungo tempo sei diventato una mosca dell’umiltà; perciò non badare al leone ruggente che per te è innocuo, e disponiti invece ad accudire senza alcuna preoccupazione alla tua pia opera! Amen!»

16. Ed Enoch allora ringraziò con il massimo fervore l’Alto Abedam per tale grande liberazione e rinvigorimento nel proprio cuore, e rettamente così parlò: «Amen! Che la Tua santa Volontà sia fatta!

17. Ascoltate dunque, o voi tutti, padri, fratelli e figli che avete già un orecchio aperto:

18. Noi ci troviamo qui, nel mezzo del giorno del Signore, radunati alla presenza suprema dell’altissimo, santissimo e amorosissimo Padre, il quale è Dio, Dio il potente, il forte, l’onnipotente Creatore del Cielo e della Terra.

19. Che cosa dobbiamo fare, almeno in rapporto alla nostra limitatezza, per renderci il più possibile degni di questa Grazia infinita della quale tutta la Terra è indegna?

20. Vedete, quando tra di noi ci rendiamo reciprocamente un servizio, colui che ha ricevuto il favore può restituirlo a colui che glielo ha già reso.

21. Se qualcuno mi ha guidato per la distanza di cento passi, io lo guido in compenso duecento passi più avanti – cento passi per avermi accompagnato e cento passi per avermi guidato – e siamo pari, e nessuno è debitore al fratello per un servizio ricevuto di più di tre volte il servizio stesso. Se egli vuole rendere di più, ciò sta nel suo libero buon volere; però in questo caso il fratello diventa a sua volta debitore verso di lui.

22. A chi mi dà un pezzo di pane, a costui io restituisco tre pezzi: un pezzo per il pezzo in se stesso, un pezzo per la sua buona volontà, ed un pezzo per la fatica della sua mano. Dite un po’, se può richiedere di più da me.

23. Sì, certo, come ho già detto, è una cosa facile contraccambiare anche mille volte – se non si trattasse che di questo – e non soltanto due o tre volte il servizio o il beneficio resoci dal fratello. Perfino se qualcuno mi avesse salvato la vita, per esempio, avendomi prontamente strappato via da una parete di roccia che avesse già cominciato a staccarsi, e che altrimenti già nel successivo istante sarebbe crollata sopra il mio capo uccidendomi e schiacciandomi sotto l’enorme peso delle macerie, ebbene, anche in questo caso io potrei dare la mia vita per lui e potrei portarlo in palma di mano per tutto il resto della mia vita!

24. Ma noi, invece, che cosa possiamo fare qui? Che cosa possiamo fare o che cosa possiamo dare in cambio al Padre nostro, al nostro Creatore, a Lui, il santo Donatore di ogni dono buono? A Lui, il Quale per primo ha dato noi a noi stessi, che ci ha dato, come in nostra proprietà per questo tempo, la grande e magnifica Terra, e il Sole, questo splendido e benefico dispensatore di luce, e le stelle, questi innumerevoli astri della notte, e così pure la Luna! E chi mai potrebbe contare tutti i tesori che Egli ci ha dato?

25. Ma oltre a tutto ciò Egli stesso è ora venuto a noi per arricchire per sempre ciascuno di noi con i tesori ancora più infiniti della vita eterna!

26. È venuto a noi per arricchirci mediante il Suo amore, la Sua misericordia e la Sua grazia, per arricchirci con la Sua Parola vivente, e più ancora per farci ricchi delle Sue inesprimibili promesse!

27. Oh, udite! Udite voi tutti, padri, fratelli e figli! Che cosa possiamo fare noi in cambio per questo Benefattore? Che cosa possiamo darGli che noi prima non avessimo già ricevuto da Lui in numero infinito?

28. O padri, o fratelli e figli, questa è davvero una delle domande più grandi e più importanti; certo, questa è una domanda il cui senso richiede una risposta tanto infinitamente estesa che, senza alcun dubbio, tutta l’eternità dovrebbe essere troppo breve per poter rispondere anche ad una sola minima parte di questa domanda di tutte le domande!”

29. Se qualcuno chiedesse: “A quanti granelli di sabbia corrisponde la grandezza della Terra, e a quante goccioline di rugiada corrisponde il contenuto di tutto il mare che è quasi sconfinato, ed infine: quante stelle o soli brillano in tutto lo spazio infinito?”, vedete, a queste domande, per quanto anche infinitamente grandi possono sembrare, potrebbe probabilmente essere già data la risposta, forse sufficientemente, da parte di un Cherubino sia pure soltanto relativamente dotato di acutezza e profondità di pensiero! Certo, egli potrebbe con tutta probabilità contare dinanzi a noi i granelli di sabbia della Terra in maniera tale che noi ne rimarremmo sbigottiti, e sarebbe capace di mostrarci il numero delle gocce del mare in modo che noi tutti ben presto saremmo indotti ad esclamare: “O Cherubino, esoneraci da questa tua grande risposta, perché ne abbiamo più che a sufficienza già di una sola gocciolina!”

30. E così pure egli, con ogni probabilità, non mancherebbe di renderci noto il numero delle stelle in un modo che l’intera Terra comincerebbe a tremare come se il nostro santissimo Abedam – per quanto a bassa voce – volesse annunciare: “Ascolta, o infedele [Terra]! Domani Io ti laverò nel fuoco della Mia ira!”

31. O padri, fratelli e figli, queste risposte sarebbero certamente grandi, anzi così grandi da non poterle sopportare. Però non sarebbe impossibile dare tali risposte, anche se non possono essere di alcun profitto per noi, poveri vermi nella polvere!

32. Ma dite e giudicate voi, invece, quale fra i sommi e più sapienti arcangeli primordiali potrebbe azzardarsi a formulare la risposta valida – e che al cospetto di Dio sia anche valida – alla domanda capitale e suprema che ho menzionato prima.

33. Vedete, questa è quel irettissimi Fondamento, anzi, in questa domanda sta il Fondamento sul quale l’intera eternità e l’intera infinità conservano un ininterrotto, irettissimio silenzio!

34. Certo, innanzi a tale Fondamento, l’alto e maestoso angelo tace e si prostra afflitto al cospetto di Colui che lo ha creato per l’eternità; infatti a lui pure non resta altro da fare che amare e adorare con tutte le sue forze il Padre santissimo che lo aveva amato già dalle eternità prima ancora che egli fosse divenuto un’entità essenziale!

35. E tutti i soli, non ancora contati da alcuno spirito angelico creato, con tutti i loro grandi abitanti di fuoco, che cosa fanno, o che cosa possono fare? Ascoltate! È impossibile che facciano altro se non quello che fa il sommo fra gli arcangeli primordiali: essi adempiono, nel loro maestoso e irettissimio silenzio, la santa Volontà del grande Padre supremamente buono, e questo è anche tutto quello che essi possono fare. Ciascun Sole proclama ancora la sua grande lode alle creazioni infinitamente lontane, e così pure si annunciano reciprocamente, in silenzio, per mezzo dei loro immensi raggi, che non vi è che un Dio, e che Questo è sempre l’unico Padre, santo ed amorosissimo, il Quale, amandoli, li creò per Amore, affinché amassero anche i lontani spazi senza luce e li amassero con l’Amore del Padre santo.

36. O padri, fratelli e figli, credete a me: tutta la Terra è colma dell’Amore del Padre santo! Infatti, se tale Amore non vi fosse, in verità noi non avremmo alcun terreno sul quale posare i nostri piedi, e già perfino da lungo tempo i nostri corpi sarebbero stati inghiottiti dall’abisso spaventoso dell’eterna infinità!

37. Contemplate dunque la Terra colma d’amore e guardate i soli traboccanti del potente Amore del Padre santo, grazie a ciò essi portano in circoli immensamente ampi le loro Terre, come questa Terra porta noi e la perpetua poppante, la piacevole e seria insegnante dei tempi: la Luna che ci rischiara di notte!

38. Ebbene, che cos’altro è il vivificante calore del Sole, se non amore? Certo, esso è l’Amore del Padre santo in lui. E la sua luce, è la sua luce raggiante. Che cos’altro è se non il maestoso rifulgere della fiamma del santo Amore del Padre, immensamente buono e santo in lui?

39. O padri, o fratelli e figli, osservate, osservate un po’ la Creazione immensa da cui noi siamo circondati: essa è dappertutto colma di Amore! Anzi, con il fondamento più valido di ogni vita, io dico: “Qualunque cosa possa cadervi sott’occhio – sia grande, sia piccola, sia vicina o lontana – tutto è saturo fino a scoppiarne dell’Amore del Padre santo”

40. Tutto, tutto Lo loda, Lo ama e Lo adora incessantemente. E nessuno come noi chiede: “Cosa dobbiamo fare? Dove dobbiamo cominciare e dove dobbiamo finire la grande lode al Padre santo?”, bensì con tacita, interiore letizia tutto adempie il Suo santo Volere, e immensi spazi di mondi lontani sono ancora colmi, grazie alla procreazione ancora ricca, dell’azione dolce, mirabile e tacita di un qualche sole devoto ed amante in silenzio e in reverenza somma, e di altre cose colme d’Amore!

41. E noi figli – udite! – noi soltanto, figli di questo stesso Padre santo, noi, Suoi figli viventi, siamo noi i soli ancora a domandare dinanzi alla presenza tangibile del Padre: “Che cosa dobbiamo fare?”, domanda questa alla quale nessun angelo darà mai in eterno una risposta!

42. E tuttavia noi, in mezzo alle meraviglie dell’Amore che per la sua pienezza sembra voler scoppiare, stiamo ancora chiedendo: “Cosa dobbiamo fare?”

43. Ebbene, noi non possiamo fare nulla, nulla assolutamente all’infuori che amarLo con tutte le forze che Egli ci ha dato, e godere, grati e in letizia, di ciascun dono dell’eterno Amore proveniente da Lui!

44. Quindi, o irettissimi padri, fratelli e figli, considerato che per noi tutti è assolutamente impossibile rispondere ad una tale domanda e che tutti i nostri pensieri, anche i più grandi possibili, sono troppo poca cosa a paragone della grandezza immensa del nostro debito di fronte e verso il Padre santissimo, non ci resta altro che allargare i nostri cuori per quanto è possibile ed amare sopra ogni cosa questo nostro Padre tanto buono, amorosissimo e santissimo, e quando il nostro amore avrà raggiunto la massima intensità, prostrarci dinanzi a Lui nella polvere della nostra nullità ed umiliarci al Suo cospetto fino all’ultimo atomo del nostro essere, e quindi in questo nostro completo annientamento potremo adorarLo con lingua quasi muta, nello spirito dell’amore più puro e in tutta la verità proveniente da questo amore!

45. Il Padre santissimo non trova il Suo compiacimento negli olocausti, nel sangue degli animali, nel fumo delle spighe di frumento del grano bruciato, bensì Egli lo trova, in spirito e in tutta verità, solo nel puro sacrificio dei nostri cuori.

46. Perciò anche noi vogliamo erigerGli là, dove a Lui è maggiormente gradito, non dei morti altari del sacrificio, bensì altari viventi, sui quali, come nella nuova capanna della splendida Purista, non deve mai estinguersi la pura fiamma del nostro amore, che invece deve divampare sempre più potente ad onore soltanto di Colui che, santissimo, dimora ora fra noi!

47. Ognuno faccia secondo le proprie forze e le proprie capacità; poiché come non tutti i fiori sono della stessa specie, bensì tali specie sono varie all’infinito, al punto che neppure l’ultimo abitante della Terra arriverà a conoscerle tutte, e come altrettanto può dirsi delle erbe e degli alberi, degli animali, nonché delle stelle nel cielo, così pure secondo l’Ordine, fondato sulla Sapienza suprema di Jehovah, il nostro santissimo Padre, ci sono in ogni singola creatura umana, in un numero di gradi inconcepibilmente vario, le forze spirituali di ogni specie buona e, accanto a queste, anche diverse capacità dell’anima.

48. Se dunque qualcuno è forte di cuore, costui sia pure forte nell’amore, in modo che, per mezzo dell’amore, anche tutte le sue altre forze vengano fortificate per la vita!

49. Chi è dotato di una forte vista, costui faccia convergere i raggi della sua vista nel suo cuore, affinché con ciò il suo sacrificio di grazie accenda completamente la fiamma vivente in lui, e così pure il suo spirito si fortifichi in maniera vivente nel vero amore per Dio, il Quale è il Padre nostro amorosissimo e santissimo, che ora è visibile fra noi tutti e a tutti noi!

50. Chi ha avuto in dono un udito acuto, costui può volgere i padiglioni dei propri orecchi ai ventricoli del cuore, affinché con ciò tutti i suoni percepiti si raccolgano e si riuniscano nel cuore in un vero e potente inno di lode gradito al Padre, dinanzi al vivente altare del sacrificio dell’amore e di ogni vera vita in noi, scaturita fuori dall’amore!

51. E chi è molto forte nei suoi pensieri riguardo ad ogni tipo di cose, costui guidi e riconduca tutti questi suoi pensieri al cuore. Sì, nelle profondità del suo cuore egli faccia scendere i suoi pensieri, là dove è edificato l’altare vivente del puro amore, e li deponga su questo altare santificato, e li sacrifichi tutti alla fiamma, che altrimenti sarebbe troppo debole, del proprio amore, affinché in questo modo la fiamma acquisti maggior fervore e riesca più gradita a Dio, ed egli diventi tanto più completamente vivente!

52. Chi è forte nelle sensazioni, anche costui faccia affluire questo ricco olio all’altare del puro amore nel cuore, affinché la fiamma ottenga costante alimento per la glorificazione doverosissima del grandissimo e santissimo Nome di Jehova in noi!

53. Chi è forte nelle percezioni di ogni specie, sappia che esse corrispondono alla legna tagliata di fresco, che egli deve portare quale contributo al sacrificio, nella capanna di Purista, per ciascun affamato e assetato del cibo della vita.

54. Di questa legna dunque collocatene in abbondanza sull’altare del santuario vivente in noi, affinché, in questo modo, le fiamme aumentino sempre più in potenza a vera lode e glorificazione di Colui al Quale piacque edificarsi nei nostri cuori una dimora sacra e quanto mai vivente!

55. Chi è forte nell’amore del prossimo, costui conduca i suoi fratelli e sorelle in questa pura capanna del Signore e li provveda con grandissima ricchezza del cibo della vita! In verità, il cantico di lode più delizioso per il Padre amorosissimo e santissimo è quando dei nostri fratelli e sorelle più poveri di noi si riscaldano, quanto più numerosi possibile, nel nostro cuore alla santa fiamma del puro amore, e mangiano con animo grato e colmi di gioia alla cucina ospitale della splendida Purista che esiste in ciascuno di noi!

56. O padri, fratelli e figli! In verità, in verità, in verità noi non possiamo fare niente di più grande e niente di più gradito al Padre santo dell’accogliere con grande amore, sollecitudine e con ogni generosità e letizia i nostri fratelli e sorelle più poveri, anche nel caso venissero a noi dalla pianura, dimostrando la nostra premura, offrendo loro un ristoro dalla pentola di gran lunga più grande di quella destinata a noi, e saziandoli e dissetandoli prima di noi stessi!

57. Si noti molto bene: prima di noi stessi! Perché altrimenti l’Alto Ospite santo, il Quale anche in noi tutti ha edificato la sacra cucina di Purista, certo difficilmente vorrà entrarvi per gustare del cibo dell’amore e per benedirci con la vita eterna!

58. O padri, fratelli e figli! Dunque, in qualsiasi campo qualcuno si senta forte, pensi e creda in maniera vivente che ciascuna forza in noi è un dono di grazia del Padre santissimo!

59. Cosa diverrebbe un uomo che, disponendo di una qualche forza, volesse farne uso così come fosse una forza assolutamente a lui propria?

60. Io vi dico che un egoismo più grande di questo non potrebbe esistere!

61. Infatti se qualcuno volesse appropriarsi di una qualche opera o di una qualcosa di suo fratello, costui sarebbe senza dubbio colmo di egoismo; ma qui si tratterebbe ancora solamente di un suo fratello ed egli diverrebbe così un ladro maligno verso suo fratello.

62. Se egli invece vuole appropriarsi di un dono di Jehova, in tal caso egli stesso deve rispondere della sua azione a Dio, il Quale è il Padre amorosissimo e santissimo di tutti noi, e al Quale soltanto sono veramente ed assolutamente proprie tutte le cose, come pure tutte le potenze e le forze e le autorità.

63. Vedete, udite e comprendete bene: in questo caso un tale campione di egoismo diventa un ladro contro Dio, e questo è il grado supremo di egoismo!

64. In verità, in questo caso l’uomo cessa di essere un figlio del Padre santissimo, in maniera tale che così procedendo egli si consegna da solo al giudizio e diventa semplicemente una creatura incapace di migliorare, diventa perfino un figlio del Serpente, un figlio della morte, e così pure un figlio dell’ira e del furore, un figlio dell’inferno, che qui è una tomba eterna colma di maledizione e di condanna, nonché colma del fuoco ardente dell’ira di ogni scelleratezza eterna!

65. Perciò, o cari padri, fratelli e figli, come ho già detto, chi di voi possieda una forza qualsiasi spiccatamente preponderante, non la consideri sotto nessun aspetto come una sua proprietà, ma come un dono del Padre santissimo, un dono che si rinnova continuamente. E con un tale dono si rechi presto nella capanna di Purista che esiste nel proprio cuore e deponga questo sacro dono sull’altare del sacrificio nel proprio santuario. Porti poi da se stesso della legna fresca della vera umiltà interiore a questo focolare sacro, e la deponga sulla fiamma forse già impallidita del puro amore, affinché essa divampi di nuovo in chiarezza e avvolga e consumi il dono offerto in sacrificio, a lode, a gloria e ad esaltazione di Colui il Quale – soltanto – è l’unico santo Donatore di tutti i buoni doni. Egli si chiama Jehova, il Dio dall’eternità, infinito e sopra ogni cosa santo ed onnipotente, il Padre nostro amorosissimo colmo del supremo amore, grazia e di ogni misericordia!

66. Infatti a Lui soltanto spetta tutto l’amore, tutta la lode, tutto l’onore, tutta la gloria, tutta l’esaltazione e tutta l’adorazione!

67. Ma che cos’è il vero, puro amore in noi verso Dio? Esso è l’unione intimissima di tutta la nostra vita con la Vita di ogni vita in Dio, dalla quale Vita è sorta ogni vita, ogni essere ed ogni cosa!

68. “Amare solo Dio” non significa dunque altro, che cominciare una nuova vita immortale per l’eternità, imperitura, e precisamente deponendo tutte le nostre forze, come puri doni del Padre santissimo, sull’altare della nostra propria cucina dello spirito, edificata da Dio, affinché essi alimentino la sacra fiamma con la legna fresca della nostra umiltà, in modo tale che il fuoco divampi forte ed afferri tutte le nostre forze che abbiamo sacrificato, le consumi e ci annienti completamente nei riguardi del mondo.

69. Ma appunto fuori da questo annientamento sorge subito dopo una nuova vita: sì, una vita in Dio, il Padre amorosissimo e santo di tutti noi!

70. Questa è la massima pentola prescritta nella sacra capanna della splendida Purista. Quando la frutta verrà perfettamente cotta in essa, e così sarà diventata tenera, allora l’alto santo Ospite verrà anche Lui e lì, alla sacra mensa dei figli, Egli terrà con loro un nuovo banchetto, un banchetto dell’eterno Amore, un banchetto della Grazia e della Misericordia, sì, un banchetto per l’eterna Vita.

71. Vedete, se noi facciamo così, questa è allora una giusta lode, un giusto onore, una vera gloria, e da parte nostra questa è anche una suprema esaltazione, nonché, nel nostro annientamento finale nel sacro fuoco dell’amore puro in noi, questa è anche la sola vera adorazione, poiché, giacendo dinanzi a Dio veramente nella polvere della nostra assoluta nullità, noi, nel fuoco e per mezzo del fuoco d’amore che ci consuma sul nuovo altare del sacrificio nei nostri cuori, ci congiungiamo con Dio, il nostro amorosissimo e santissimo Padre!

72. In verità, in verità, cari padri, fratelli e figli, chi non sacrificherà se stesso su questo altare, che noi tutti già conosciamo abbastanza, nella capanna della splendida Purista che esiste in noi, e non si lascerà consumare fino a ridursi in polvere, fumo e cenere, chi dunque non vorrà affrontare questa vera prova del fuoco, costui non potrà allontanare da sé la morte certa, e mai otterrà una Ghemela quale premio di vita eterna!

73. Chi vive e respira e sente l’infinito beneficio della vita e di questa percepisce l’ineffabile dolcezza, costui pensi bene che questa vita terrena non è che una vita di prova ed è sotto ogni suo aspetto un dono del Padre santo.

74. Colui che, stoltamente, vorrà fare proprio questo dono, lo perderà in eterno, ma colui invece che, nel modo come ormai è stato dimostrato a sufficienza, lo ridonerà integralmente al grande, santo Donatore sacrificando se stesso, costui lo conserverà, in tutta la più pura consistenza e pienezza, in eterno, in eterno, in eterno in Dio, il santissimo ed amorosissimo Padre santo di tutti noi.

75. Ma poiché ora tutti noi abbiamo appreso quello che a ciascuno di noi è richiesto fare dinanzi a Dio, non lasciamo che la cosa si arresti al solo apprendere, bensì quello che abbiamo appreso rendiamolo percettibile con parole nel nostro cuore, affinché da questo esso si riversi nel sangue e dal sangue passi in tutte le membra del nostro essere per l’azione vivente. Infatti se qualcuno ha appreso la Parola vera e vivente da Dio stesso, e con ciò gli è stata indicata la via, anzi la via più breve e più sicura, ed egli non si incammina subito completamente su questa via, costui è certamente il più stolto fra gli stolti, un bue oppresso da somma pigrizia, e un ottusissimo asino, dato che ad ogni modo la Forza della Parola vivente, già solo apprendendola, lo ha comunque rinvigorito e lo ha destato, già almeno per metà, in modo vivente, e poi con la massima facilità egli può rendersi del tutto vivificato mediante l’attività del suo proprio libero volere.

76. Non accontentatevi dunque del solo apprendere, ma le parole apprese ciascuno le faccia scendere profondamente nel proprio cuore per l’azione vivente; in tal modo egli agirà veramente da saggio nell’Ordine di Jehova. Per questo motivo egli preferirà una casa vivente fatta con mille cedri sottili disposti in bel circolo ad una casa morta fatta di abeti tagliati, i quali sono, è vero, conficcati essi pure nel terreno, ma siccome di per sé sono morti, ben presto marciscono nella terra, e se poi sopraggiunge una qualche tempesta che investe queste case morte, esse poco dopo crollano ed uccidono chi ci abita.

77. La casa costituita dai cedri viventi è una casa sicura, perché al suo interno troviamo sempre la giusta protezione.

78. E quando noi spargiamo il seme nel terreno affinché si sviluppi nel più breve tempo possibile a casa vivente, e cioè nel cerchio in cui noi abbiamo collocato il seme, là noi vorremmo anche già contemplare la nostra casa vivente, ma, contrariamente alla nostra grande brama di possedere questa casa vivente, non dobbiamo forse armarci invece della necessaria pazienza ed adattarci tranquillamente ad abitare nel frattempo nella capanna fatta di tronchi morti, in attesa che la casa vivente sia cresciuta, robusta e folta, e che noi possiamo andarci ad abitare? Una volta però che vi siamo entrati, qual è la nostra gioia nel trovarci in possesso di una casa tanto solida e vivente che ci assicura riparo da qualsiasi uragano!

79. Ma quante volte l’uomo munito dell’otre dell’acqua corre intorno, per parecchi anni di seguito, al cerchio degli alberelli ed innaffia con grande cura ciascuno di questi affinché possano ben presto elevarsi alti da terra, e tutto il suo desiderio è di poter iniziare a breve il lavoro di intreccio fra i tronchi con i rami profumati del mirto, del lauro e della palma di balsamo, e di otturare gli interstizi con abbondante lavanda dei pascoli dei greggi di pecore e muschio odoroso, e di costruire infine, partendo dall’albero principale centrale, fino agli alberi che formano la parete laterale, un tetto ben intrecciato usando l’indistruttibile paglia dorata!

80. Vedete, un tale procedere noi lo chiamiamo saggio, ed effettivamente lo è! Ma allora adottiamo questo saggio modo di procedere anche a noi stessi!

81. Il seme sanissimo è ormai sparso in quantità esuberante. Di acqua viventissima ne abbiamo pure in grande quantità. Il grande Costruttore santo e onnipotente di tutte le cose si trova visibilmente fra noi. Noi tutti siamo ridestati; e ora siamo alla santa metà del giorno più chiaro. I prati della montagna già ci elargiscono a dovizia il profumo soave delle erbe; e dappertutto c’è già una ricca provvista di bella paglia dorata.

82. Quanto poco ci manca dunque per giungere in spirito al possesso della casa vivente; oh, pensate, pensate quanto poco ci manca!

83. E se noi tutti afferriamo in maniera fattiva vivente la santa e vivente Parola, che è una Parola di ogni vita, di ogni potenza e di ogni forza proveniente direttamente da Dio stesso, allora la ricompensa di Lamech, la celestiale Ghemela, ovvero l’Amore inconcepibilmente indulgente, soave e dolce del Padre santissimo non ci sfuggirà! Anzi lei è già presso di noi; soltanto dobbiamo farla nostra in maniera quanto mai vivente, e così raggiungeremo la meta che l’infinita Bontà e l’immenso Amore del Padre santissimo ci ha prefissato! Una meta splendida, una meta sublime! Una meta della più perfetta vita eterna!

84. In verità, se questo non è degno di tutti i nostri piccoli sforzi, allora per tutta la Forza, Potenza ed Autorità da Dio che ora in modo purissimo sono immanenti in me, già come loro sicura conseguenza tutta la Creazione deve ritornare al suo antico Nulla, e noi, quali figli, con essa!

85. Io faccio dinanzi a voi un solenne giuramento, un grande segno do a voi tutti alla presenza ora visibile di Jehova, il Quale era, è e sarà in eterno il mio perpetuo, potente Testimone. E adesso, come ho detto finora ciascuna parola, dico nel Suo Nome:

86. “In verità, in verità, in verità, un’antica, duplice e dura caduta opprime a morte l’intera Creazione visibile! Tutto il mondo è macchiato con l’ antico peccato! La morte si è trasmessa ereditariamente a noi tutti, una volta nello spirito e una volta nella carne!”

87. Se anche Dio per mezzo della Sua suprema Santità non può ridonarci la vita del corpo, Egli tuttavia, nel Suo infinito Amore, ha avuto Misericordia del nostro spirito, e perciò ci ha accolto in spirito quali figli della Sua grazia, della Sua misericordia e del Suo amore infinito, affinché noi possiamo nuovamente venir resi partecipi della vita eterna.

88. O padri, fratelli e figli, ora ci sta dinanzi la vita e la via che vi conduce, e cioè l’amore che è la vita, e l’umiltà che è la via! Afferriamoli coraggiosamente e conformiamovi le nostre opere; e così in questa grande vicinanza del grande Suscitatore e della Sorgente originaria di ogni vita, noi certo non trapasseremo nella morte, bensì nella vita eterna stessa, che ora è venuta a noi, e sicuramente anche rimarrà con noi e in noi in eterno! Amen! Amen! Amen!»

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