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Pathiel

Introduzione

(29 marzo 1841)

Questo grande cantico si deve chiamare: “Il grande Tempo dei tempi”, il quale Tempo è un tempo di redenzione; questo grande cantico vi viene dato appunto affinché ognuno che vi si troverà dentro fattivamente come nella quintessenza del Mio Amore, parteciperà presto in sé alla redenzione, cioè gli verrà dato un nuovo frutto ed egli vivrà di questo nuovo frutto, sempre ed in eterno. Perciò nessuno cambi nulla in questo cantico, ma, se gli sembrerà incomprensibile, che entri nella sua umiltà, e qui troverà il frutto vivente.

Come accade per un albero, in cui proprio laddove la scorza diventa più irregolare nasce una gemma fecondata, così sarà anche in questo caso.

Perciò beato colui che non si scandalizzerà di qualche disuguaglianza, perché vi troverà dentro qualcosa che non ha mai immaginato, troverà cioè il frutto vivente proveniente dal grande Tempo dei tempi, ovvero la libera partecipazione alla redenzione per la vera rinascita e, da lì, per l’eterna vita; e in lui diverrà evidente che non assaporerà né vedrà la morte in eterno. Amen.

Prefazione del Signore

(12 maggio 1848)

Così parlò e parla lo Spirito di Dio – attraverso lo spirito risvegliato di un uomo – agli uomini che hanno un cuore buono e sono di buona volontà, con un canto semplice, il cui nome indica perfino troppo chiaramente che era stato dato proprio per quest’epoca. Perciò nessuno manchi di procurarsi quest’opera, perché non è un’opera di uno spirito umano, ma di uno Spirito divino attraverso l’umano. Questo Spirito divino però parlò e parla dunque così:

1. Cosa pensate voi piccoli popoli della Terra su zone lontane / e voi stirpe tutte che esistete per popolar le stelle? / Cosa, voi terre, lune e voi tutti grandi soli, pensate / e anche voi che abitualmente su tutti i soli troneggiate? / Quale, della Divinità, dagli innumerevoli supremi Atti d’Amore / vorreste nel cuor fedele come il più grande di tutti rivelare? / Oh, non cercate d’indovinare, né considerare colme d’opere Sue l’Infinità, / sebbene la grandezza neppure gli angeli supremi la scorgeranno! / Neanche cercate nel numero degli atomi in tutti gli spazi d’indovinare / e quanto immensamente tanto potranno all’infinito lì indugiare.

2. Oh, gli innumerevoli miliardi di globi involucro non suggerite, / in ciascuno dei quali miliardi di costellazioni sono inserite! / Oh, non cercate nel numero delle schiere dei grandi spiriti d’indovinare, / e non lasciatevi troppo facilmente dalla grandezza degli angeli incantare, / anche se all’occhio d’un angelo un globo è nulla in confronto, / poiché già il suo ciglio, più di quanto magnificano tutti i globi, comprende! / Oh, non pensate a quante vite in un’ora s’accrescono / in tutti gli infiniti spazi, anzi, in tutti i mari dell’etere. / Oh, pensate invece che in tutti questi non si potrà proprio indovinare / qual è il supremo dei più grandi Atti dell’eterno Amore.

3. Voi potete come fulmini su e giù e qua e là pronosticare / e nella calura di tutti i soli la vostra fantasia surriscaldare / e similmente continuar così attraverso tutte le eternità, / nonostante questo, non vi avvicinerete alla traccia della Verità, / ma anzi, da lei trilioni di volte ancor più vi allontanerete / e già perso avrete, dal momento in cui, cominciato a contare avrete. / Perciò in tutti gli spazi della Creazione neanche mai cercate, / dove l’Atto più grande dell’Amore solitamente germogliar non troverete. / Il piccolo dito tenuto nondimeno sull’occhio copre già / più di quanto voi vorreste dischiudere in tutte le eternità.

4. Ed Io nella vita d’un acaro son già anche infinito / e in quei punti sospesi negli spazi ancor più grande, / da dove da smisurate distanze la luce a voi risplende, / quando l’oscurità delle notti dagli accecanti raggi dolcemente vi difende. / E se scrupolosamente con fedeltà tutte quelle infinità vorreste sommare / e come nel pulviscolo, così nei soli la Grandezza Mia analizzare; / come già detto, tutto questo, poco utile potrebbe esservi / e potreste voi in miliardi di gocce di sudore anche sciogliervi. / Ma solo una cosa voi tutti dovete fedeli osservare / e questa è: il Supremo, nelle Sue più piccole Opere contemplare! - -

5. Cosa pensi tu, ricercator fedele nei meravigliosi vestiboli della Divinità, / qual meraviglia fra gli universi tutti è ben la più grande nella sua totalità? / Tu dici: “La luce è certo la più grande che un occhio possa contemplare, / poiché senza luce sarebbe una follia un mondo creare!”. / O ricercatore, di certo, così male niente affatto fu la tua soluzione, / perché solo nella luce, il Grande le opere tutte di solito dispone. / Ma se tu volessi la luce come la meraviglia più grande valutare / e così la tua fede, invece che alla causa all’effetto mostrare, / questo non sarebbe come se qualcuno volesse seriamente dichiarare: / “Il giorno è superiore alla notte, giacché per la luce fu fatto, da portare”.

6. Oh, in verità, …non la luce si può considerar tra tutti gli Atti / come la più grande meraviglia della Grandezza Mia fra tutti; / poiché se nella luce la Mia più grande opera fosse da trovare, / così, per te, il più ingarbugliato dei nodi da sbrogliare, / allora la più piccola scintilla che dalla luce è proceduta, / sarebbe uguale, in quanto luce, alla gran Luce che in ogni punto / su soli, mondi e in tutti i liberi spazi è propagata, / nei quali germoglian semi per nuovi grandi soli solamente. / Oh, guarda, fedel ricercatore, quanto imbrigliato ti sei malamente! / Perciò su qualcos’altro la tua pretesa devi indirizzare. - -

7. Cosa pensi tu, caro osservator di stelle nelle loro orbite frugante? / Che ti ricordan le tue stelle? Cosa ti sembra la più grande? / Tu dici: “È lo spazio, nel quale tutte le grandezze son misurate, / dove alla fine ogni massima grandezza è scordata”. / Anche tu, Io te lo dico, non hai la cosa mal considerata, / poiché nello spazio le opere più grandi Io ho realizzato. / Sì, senza spazio anche un solo acaro nessuno potrebbe creare, / nemmeno l’atomo più piccolo dal posto si potrebbe spostare. / Ma se lo spazio, quale cosa più grande di tutte vuoi tu dichiarare, / allora l’eternità, con quale nome dunque la vorresti indicare?

8. Oh, non vedi come ti sei ancora ingannato su di Me sommariamente? / Non Me! Non altri! Ascolta: hai ingannato te stesso solamente! / Se infatti lo spazio fosse la cosa più grande, come tu credi erroneamente, / oh, vedi, gli angeli piangerebbero su tal grandezza tutti quanti! / Essi direbbero: “Dove due ugual grandezze si compensano, / quanto dovrebbe soccombere l’una per lasciare il posto all’altra?” / Dove, infatti, l’opera maggiore deve manifestarsi come la più grande, / là non viene veramente molto di spazio, tempo e luce percepito, / poiché fuori da spazio e tempo è già posta dello Spirito la vita. / Dunque, come deve lo spazio superato, darti il domandato? - -

9. Tu chiaro veggente, cosa vorresti magnificare a Me come cosa più grande, / e così conquistarti la sapienza quale premio all’alta Mia domanda? / Ma vedi, solo una cosa puoi dalla dispensa tua a Me indicare; / poiché nessuno come una sol cosa grande due cose le può dichiarare! / Dicendo tu: “È certamente l’Infinità!”, – Io son contento, / infatti, la bocca tua nulla di più grande qui nello spazio può citare, / ed è vero, le grandi cose l’Infinità le ha misurate / sia nello spazio che nel tempo, tutto secondo essa è calcolato. / Tuttavia, Mio chiaro veggente, una cosa avremmo pressoché dimenticato: / in base a cosa, la fertilità degli infusori è misurata?

10. Si esprime dunque l’infinito in spazio e tempo da qua giù soltanto? / Allora poi, ad ogni scissione, per destino cosa è riservato? / E se nella scissione di un pulviscolo trovi agire l’Infinito / e vedi che questo appartiene alle forme più inferiori, / come hai potuto qualcosa che non scioglie la domanda menzionare, / nella quale Io porto per te e per tutti i figli, Amore?! / E se fosse l’Infinità la cosa più grande che tu Mi puoi nominare, / oh, guarda, cosa potrebbe poi Me, come te, dalla polvere disciolta separare? / E per quanto una cosa così più piccola di un punto ti possa apparire, / in essa vi è l’Infinità, credi, altrimenti il tuo errore, lacrime dovrà versare!

11. Oh, vedi, quante cose innumerevoli appartengono agli stessi gradi, / come potrebbe mostrarsi in questo la Mia massima Grandezza dunque, / dove una cosa non ha, a proprio beneficio, un atomo in più dell’altra, / come potrebbe presumersi dentro l’Azione Mia più grande!? / Vi è dunque una differenza da un mondo a un acaro? / Oh, dimMi in una parola, chi dei due è più infinito! / E se con questo non puoi venirne a capo agevolmente, / Io dico che non otterrai la soluzione alla Mia domanda facilmente. / Poiché in verità, la cosa più grande non è nell’Infinito seppellita, / perciò già in qualcos’altro ti dovrai provare. - -

12. E tu, Mio caro sacerdote, che stai sui gradini della vita / ad insegnar dalla cattedra la Sapienza ad ogni popolo chiamato, / cosa vorresti cogliere nel tuo insegnamento come la cosa di Me più grande / e poi alle creature annunciarlo in tutte le contrade fedelmente? / Ma Io ti dico, concentrati ben in tutta lealtà, e non indicarMi / come i precedenti, il primo nome errato che ti viene in mente; / poiché vedi, Mio sacerdote, tu puoi e devi di più profondo a Me annunciare / che tutti i precedenti. Vergogna su di te sia, se non lo puoi svelare, / in ciò tu al popolo potresti come il più Grande, Me magnificare. / Ebbene parla dunque, di’, senza estorcerti qualcosa, ciò che ti par intelligente!

13. Or bene, Io ho compreso dalla bocca tua il fedele annuncio. / Tu hai ben riflettuto in fede: “Del Mio Cuore la ferita”; / son soddisfatto, anche se non hai il più grande indovinato, / ma così tu puoi pur qualcosa di più grande nella risposta tua sperare. / Ma vedi, nella Mia ferita al fianco non si cela molto per fondamento, / ed annunciarla come Azione da Me compiuta sia ben dalla bocca tua distante. / Come potrebbe dunque un ucciso delle sue ferite gloriarsi? / Oh, tale gloria possa come un verme nel cuor contorcersi; / quando uno degli sgherri Mi ha trafitto il Cuor devoto, / oh, parla, ho Io fatto questo, ho Io il sangue Mio versato?

14. Oh, vedi, Mio caro sacerdote, puoi tu questo di Me immaginare / come propria Azione, di tutte più grande, che uno sgherro poteva cominciare, / e poi ancor di Me in tutti gli angoli della Terra testimoniare / e dir che quelli di tal fede presso di Me potranno dimorare? / È dunque un atto proprio se qualcuno viene al patibolo impiccato? / Oh, in verità vedi, proprio nessuno per invidia e gloria si azzufferà / per aggiudicarsi tale atto; come puoi dunque questo di Me annunciare / e poi dispensarlo ancor come l’Atto più grande della Divinità?! / Tu non conosci dunque la differenza tra atto e sofferenza amara? / Faresti meglio a tacere se tu non sai questo valutare.

15. Ma poiché ti sei alla traccia più degli altri avvicinato, / allora tutto il coraggio come agli altri non ti sia levato; / Io voglio mostrarti dunque ciò che ti tiene ancora prigioniero nell’errore, / ma devi dinanzi alla grande Fedeltà Mia non aver timore! / Tu hai scelto solamente il mezzo invece dello scopo / e così l’Atto più grande, mancato hai per poco; / rifletti ora così allo scopo e lascia il mezzo andare / e presto proverai come Io usi con lo Spirito battezzare. / E quando battezzato tu stesso dal Mio Spirito sarai, / allora presto sulla Terra la grandezza dell’Amore scorgerai! - -

16. Tu pio paziente, guarda qui, il premio sta agli occhi tuoi dinanzi! / DimMi anche tu qualcosa che possa esser della Mia Grandezza degno; / qual è dalla pienezza degli Atti Miei, quello che ti pare il più grande, / dinanzi al quale l’Azione sublime sprofonda nel nulla puramente? / Vedi, infatti, ti sei ben consigliato, poiché da te Io non pretendo, / come dai primi savi; parla e preoccupato non esser di niente / se la miglior risposta o no Mi troverai giustamente; / in verità, se così, se cosà la risposta nella conoscenza tua si troverà, / la tua salvezza, Io ti dico, per questo giammai la perderai / per quanto nella risposta tua ancor di molto errar potrai.

17. Abbastanza buona, Mio pio paziente, la risposta è risultata! / Per vero, nella parola tua c’è del più grande / che in tutte le grandezze immaginate, espresse dai savi precedenti, / sebbene le parole loro da sfere infinite le abbiano carpite; / se la Croce, infatti, di per sé è anche come cosa piccola da considerare / si può davvero sulla stessa, qualcosa di grande addirittura edificare. / Perciò sulla Croce la parte assai grande fu anche compiuta, / attraverso la quale potevano guarire i loro mali molti ammalati! / E così fu anche per questo veramente l’Azione più grande ultimata; / tuttavia quest’Azione solo attraverso la Croce, mai sarà compensata.

18. Se la crocifissione, infatti, fosse di tutte le Azioni Mie la più grande, / allora avrei dovuto, per mostrarMi così di suicidio colpevole, / compiere su di Me una tale opera terrificante! / Oh, in verità, questo non addolcirebbe molto la gloria Mia. / Ma se qualcuno è stato condannato a morte / e poi crocifisso dalle orde dei maligni sgherri dei giudei, / oh, dimMi, ha costui dunque una grande azione compiuto / quando il carnefice all’amara forca lo ha portato? / Oh, guarda, quanto hai sbagliato l’Atto Mio più grande nel cercare! / Ma abbi pazienza solamente, presto in te la verità potrai trovare. - -

19. E tu Mio silenzioso viandante sopra i sentieri della Grazia Mia, / quale ritieni per la più grande, nel tiretto delle Azioni Mie? / A te non dovrebbe essere così difficile, nella luce della grazia tua / annunciare al popolo della Terra l’Azione Mia più grande; / chi, infatti, come te può rallegrarsi con diritto nella Grazia Mia, / costui del giusto giudizio davvero dolersi deve giammai. / Perché tentenni dunque, pieno di Grazie sui Miei sentieri, tu viandante. / Non è giusto se Io nutro in te la pura verità solamente? / Così, dà allora ciò che sui Miei sentieri hai trovato / Io ti dico, di annunciarMi qui l’Azione più grande molto chiaramente!

20. Ebbene vedi, Io lo sapevo che non avresti di molto il bersaglio mancato, / perché dovresti tu, di Luce ricolmo, nasconderMi qualcosa di così profondo? / Certamente e veramente, il chiodo sulla testa hai tu centrato – / nella “Redenzione” di trovar certo il più Grande del grande puoi sperare; / ma chiediti, cos’è che tu come “Redenzione” vorresti designare? / Nient’altro che la Crocifissione da tutti i credenti conosciuta. / Ma se tu, come altri, vi trovi anche l’Azione Mia più grande / e il più grande errore Mi riveli fedele così facendo, / in verità, allora non posso su questa Terra molto di più domandare, / per voi non voglio una volta ancora la pesante Croce sopportare!

21. Oh, vedi, dotato di Luce sulle vie della salvezza tu viandante, / come puoi considerare l’Azione Mia più grande così malamente? / Se così fosse, come l’hai espresso dinanzi a Me erroneamente, / oh, vedi, anche i Miei discepoli tal cosa l’hanno presentita ugualmente / e ci sarebbe allora tra Me e loro ben così tanta differenza? / Certo in questo modo non otterrei molta rinomanza! / Perciò, Mio viandante di Luce dotato, puoi ben meglio indovinare; / ciò che tu hai citato, infatti, non fa parte di quelle Azioni davvero / dalle quali avresti dovuto a Me la più grande annunciare, / e così la tua Luce di grazia vivente a questa poi collegare. - -

22. Cosa pensi tu dunque, per Me colmo d’amore nel cuor tuo fedele, / poiché tu già spesso hai provato dolori degli atti d’amore; / qual è il più grande che Io fedelmente ho per te compiuto / e così l’ancora della morte là verso la vita ho levato? / Oh, non aver timore di dire ciò che di meglio hai trovato, / non devi aver paura, perché dal Mio Amore tu sei circondato! / Ed anche se non potrai a Me, l’Atto più grande pienamente dimostrare, / alla Mia mensa filiale lo stesso potrai mangiare; / perciò prova pure con fiducia solo qualcosa ad annunciare / poiché Io per primo ti esenterò dal tuo errore.

23. Ebbene vedi, in verità tra tutti sei stato il migliore ad indovinare, / sebbene anche tu non sia stato in grado, l’Atto più grande, di trovare. / Nel Mio Amore tutto il più grande è ben celato, / poiché questo, il nuovo mattino te lo rivela in te destato, / guarda tuttavia nella Mia Sapienza, i raggi della Luce santa più splendenti, / come l’Amore soltanto usi tingersi di Atti santi come fondamento, / ed in verità, troppo presto, troppo facilmente comprenderai e chiaramente / quanto vicino il tuo giudizio, Mio amato, la verità più pura può sfiorare! / Ma non devi sceglierti come un Atto, lo stesso Amore, / bensì congiungerti con Lui quale degli atti il più puro fondamento!

24. E se poi hai adempiuto tali cose in te secondo il Mio suggerimento, / oh, guarda, allora avrai già sfiorato anche il vero fondamento. / Oh, tu fedele amore, di aver fiducia del Mio consiglio non esitare, / poiché questa cosa più grande, infatti, la scorgerai presto in te eccelsamente, / e rifletti, con la diligenza di tutti i tuoi atti d’amore / si rivelerà presto da se stessa, l’Atto più grande dell’Amore. / ciò che, infatti, ai savi di questo mondo è profondamente celato, / lo rivela ogni sereno mattino al fanciullo nuovamente risvegliato; / perciò anche tu del mattino che è sorto in te abbi rispetto, / in verità, ogni tuo desiderio sarà in questo soddisfatto! - -

25. E tu Mio piccolo popolo su questa sterile, tenebrosa Terra! / cosa pensi tu dunque, nella miseria tua e grande pena del tormento, / che si possa rivelare a te come l’Atto Mio più grande? / Poiché ascolta, la parola del popolo deve alla Verità chinarsi divinamente! / E se alcuni singoli non sapessero in fedeltà questo a Me annunciare, / allora tutti dovrebbero, veramente, la Verità fedelmente trovare! / Ma guarda, il popolo tentenna, non desidera il Mio Atto indovinare; / se allora i popoli ammutoliti si perdon d’animo, chi lo indovinerà? / L’uno dice questo, l’altro quello, che doni son questi allora? / Io vedo già, che nel popolo non è riposta la Verità!

26. Io vedo già che presso tutti gli uomini non la si troverà, / voglio Io perciò la Terra per la soluzione adesso associare! / Parla allora tu oscura prigione, parla tu, sepolcro di tutti quei morti, / cosa ha visto il tuo esteso occhio del mare ed i suoi umidi messaggeri, / e cosa hai sentito con i tuoi ampi orecchi spalancati / che non di rado nei tuoi sepolcri, ampiamente ed in profondità son penetrati? / Oh, tuona dalle tue voragini di fuoco ultra grandi! / Non desideri forse, tremante, approfondire a Me l’Atto Mio più grande? / Così che i tuoi ospiti molesti tutti ne debbano tremare, / poiché alla domanda nessuna risposta Mi voglion dare!

27. Anche tu, in tutti i tuoi mari, voragini di fuoco, abissi, / come un topo al passaggio del suo ben noto nemico taci; / tu di innumerevoli massimi orrori putrida portatrice, / nemmeno tu puoi sciogliere il groviglio come testimone del Mio Amore?! / Allora prosegui pure soddisfatta sulle tue orbite oscure, / così veloce quanto puoi, vattene dai Miei Occhi e dalla Mia Luce! / Se il tuo ampio occhio e molteplice orecchio, infatti, non vollero ravvisare / ciò di cui sempre l’Atto Mio più grande è solito trattare, / allora tu, medesima Terra, in tutti i peccati sei passata / e difficilmente dirai: “Una Luce in me è nuovamente nata!”.

28. Tu piangi – pallida madre dei peccati – sul Mio fervore! / Oh, piangi pure, ma nel tuo portamento, diventa tenera e matura, / per testimoniar poi di Me, quando Io questo ti domando, / non rigidamente sorda nell’arrogante aspetto sul tuo territorio tondo! / Se da laggiù, infatti, della grandezza degli Atti Miei non sai parlare, / riconosci in te la notte, e vedi, Io ne sarò contento! / Muta però una risposta Mi fai tu abbastanza a lungo attendere, / perciò vorrei lasciar presto irrigidire il tuo occhio ondeggiante; / e se poi nessuna risposta Mi vuoi più trovare, / allora potrai certo, fedelmente a Me sottomessa, la stoltezza tua liberare! - -

29. Dato che il pulviscolo chiamato Terra, non sembra averMi ben capito, / allora a te o Sole Mi rivolgo, dai legami tuoi slegato; / tu grande fiaccola mondiale di luce avvolta, Mi puoi dire / in quali giorni l’Atto Mio più grande venne da Me compiuto? / Poiché tu, padre del giorno di molte terre orbitanti, / potrai facilmente rivelarMi su di te i giorni più grandi! / Quando, infatti, sulla Terra a te fedele annunciando camminavo / e come Uomo sulla stessa fedelmente ogni fatica sopportavo, / allora fosti tu testimone di tutte le Mie Opere grandi, / hai perfino pianto la Mia morte ed hai potuto tenerti il giorno a mente.

30. Ebbene, guarda lì al Mio Sole, tu della Terra rigido sapiente, / ed ascolta dei giorni terreni la grande corona fulgente, / come comincia la sua luce su tutti gli abissi ad inviare / delle sue dieci terre, con questo a Me per comunicare, / anche se non l’Atto più grande, quel Tempo dei tempi certamente, / nel quale – ascolta! – tutti i morti chiedevan la vita in sposa. / Impara anche il rispetto, tu polveroso nulla! – dalle luminose profondità / impara con Me a parlare, non in artifici arroganti, ma con umiltà; / poiché se trema a Me dinanzi il grande padre dei figli migliori, / cos’è poi, tu che sei nulla! – ciò che nel tuo orgoglio ti dà vigore?

31. Ora ascolta, lui parla in misurati bei toni riverenti / che s’estendono al Mio orecchio come di sfere celesti un canto! / Ascolta le grandi parole che risuonano da profondità lontane, / ascolta! – come balbettano uguali a fanciulletti i grandi mondi; / poiché questi piccoli animati sanno, Chi delle Azioni qui domanda; / solo voi che siete figli Miei, sotto di Me stancar vi potevate! / Il Sole parla: «Oh, grande Iddio e Creatore ultrasanto! / Oh, non pretendere da me troppo in fretta la risposta grande; / certo, o Signore! – la domanda perfino gli angeli più grandi abbatterà / come accade a me, al pulviscolo; essi si lamenteranno della loro cecità!

32. O Signore! Dalle mie estese fiamme uguali ad occhi io vedevo, / vedevo Te, mio Creatore, succhiare della Terra al petto; / la mia luce fuggiva veramente nel mio vasto grembo spaventata / dinanzi al terrestre enorme splendore; dovevo attrarla come un fanciulletto; / quale alto significato doveva questo avere io non sapevo, / perché la mia luce per paura a seppellirsi in me cominciava? / O Signore, grand’angoscia a sopraffarmi iniziava, / quando allora perfino le terre dalle loro orbite sono uscite! / Sulla mia vasta superficie non c’era allora senza tremito alcun punto, / anzi perfino nei miei crateri antichi nuova vita sussultava!

33. O Signore! Io quale polvere dinanzi a Te ero vicino al mio dissolvimento / e vedevo con angoscia dinanzi a me nel nulla il mio affondamento, / allora in volo venne a me di gioia ebbro un angelo rapidamente / e sottrasse me, misero pulviscolo, dalla paura dell’annientamento / dicendo: “Oh, non temere nulla, tu Sole di fede traboccante! / Poiché vedi, è gioia ciò che i tuoi crateri antichi fa tremare, / anzi, gioia ultragrande! Non solo per la Terra, ma è addirittura sorta / per ogni stella una potente Luce da lontananze sante, / oh, guarda, il grande Iddio, il tuo Creatore, ha la Terra eletto / e quivi è nato da una donna come debole pargoletto!”.

34. O Signore! Perdona che, quando tale grazia per la Terra appresi, / a quel tempo per devota invidia sarei venuto anche in contesa, / infatti, in me pensai: nei miei vasti spazi di luce straripante / un Tale santo Frutto germogliar potrebbe più degnamente! / Ma continuò il grande angelo di gioia ebbro amabilmente: / “In verità, tu contendi Sole fedele, e tu la scala non conosci / sulla quale l’Amore del nostro grande Iddio è solito avanzare, / prendendosi, di come si muovono per di più tali soli, poca cura; / perché se il Signore vuol compiere di tutte l’Azione più grande, / allora – Sole invidioso – Egli non ha bisogno di rifugiarsi in te certamente!”.

35. Ma quando dalla bocca dell’angelo io questo appresi, / mi rallegrai altamente per tale grande santo annuncio; / e tutta la mia luce, come il pensier veloce abbandonò il punto di rifugio, / si sparse poi in tutti i lati in onde grandi come mondi / e poi giù splendeva sulla piccola Terra come nuovamente generata / ed ascoltava anche timorosamente felice la Parola, il nuovo Divenire / con la più intensa, profonda e gioiosa attenzione. / Ma guarda e misericordia abbi di me poveretto! Della benedizione / che in quel tempo è proceduta dalla Terra troppo smisurata, / potei io riceverne solo la parte più piccola all’occhio in visione.

36. Perciò, o grande Iddio, dal Tuo Sole non reclamare / ciò che nella loro delizia sublime perfino gli angeli non riescono a capire; / come annunciar potrei il Tuo grande Atto pienamente, / poiché io per i Tuoi più piccoli mai soluzione potrei trovare?! / Oh, guarda, sebbene sui miei vasti pascoli splendenti / interi eserciti di terre potrebbero espandersi felicemente, / e spesso a migliaia alle mie eteree sorgenti dimorare, / e se la mia luce copiosa può anche le più lontane profondità illuminare; / tuttavia, ciò che gli spazi senza fine e gli angeli non possono afferrare, / o Dio, clemente, dalla polvere della nullità non farlo annunciare!».

37. O Sole! In verità tu non sei il più piccolo tra i soli; / poiché vedi, Colei a cui un giorno ho Io succhiato il petto, / tra trilioni per dimora gioiosamente ti ha prescelto, / per attendere là nello spirito coloro che sono appena nati! / Come te, infatti, che guidi silenzioso i tuoi, quale protettore, / e t’immergi con la tua luce perfin nelle loro sepolture, / oh, vedi, provvede sul tuo suolo di grazie pieno similmente / anche un altro Sole ancor di pargoletti tutto traboccante! / Se tu hai illuminato della Terra il Pargoletto a quel tempo fedelmente / ben ti preparerà un giorno il Pargoletto un premio imponente! - -

38. Oh, ascoltate e guardate, voi grandi e del tutto vivificate umane larve, / il piccolo animato Sole, Mi glorifica con angeliche arpe! / Ma voi, figli ridestati, del Mio Amor testimoni costanti, / potreste solo rubare nel Santuario come semplici ladri indolenti! / Voi sapete quanto è buono con i Suoi fedeli, il Padre santo, / voi sapete che mai si sentono al Cuor Suo piangere i figlioletti! / O voi ostinati servitor di Satana! – che cosa ad andar via v’induce? / Perché rivolgervi ai vessilli dell’Amor Mio non volete? / Oh, quanto velocemente si consumano i tempi e più non ritornano, voi vedete! / Voi di mondano e temporal sentimento, ascoltate! – Il tempo vi ha raggiunto!

39. A chi dunque sulla Grandezza Mia devo ora rivolger l’interrogazione? / A chi la Mia parola amante, dove mandare il grande premio della soluzione? / A chi deve ancor l’Amore domandare e cercar lo scioglimento? / In quelle fornaci di luce e fuoco, dai vostri occhi lontani? / In verità, se non riescono a dimostrarlo testimoni vicini, / da dove devono attinger la soluzione quelli che son lontani? / Ma per amor della Grandezza Mia al Sole Centrale ancor domanderò, / esso nei suoi grandi giorni e nella sua grande vastità / a trovar l’Atto supremo del Creatore grande non avrà difficoltà / e nei suoi vasti pascoli infiammati nulla nasconderà.

40. Dunque ascolta, tu grande fornace infuocata, tu antico Sole Centrale / che splendi nel “Cane” dei tuoi soli come corona di splendore; / cosa hai scorto nei tuoi cosmi coi tuoi raggi lanciati all’infinito / quale il più grande Atto fatto da Me ti pare? / Poiché vedi, soli a trilioni, ognuno con lune, mondi / e comete aggiunte a milioni, ti girano attorno, / cosicché ognuno, come un tutto, nella sua sfera possa operare, / poiché da ognuno innumerevoli opere si manifestano sublimi in assoluto; / perciò tra tutte queste opere infinitamente tante / vi scorgerai in qualche modo anche l’Atto Mio più grande!

41. Oh, prendi tempo, il tuo Creatore conosce il suolo molto vasto; / sui tuoi infuocati territori di miglia estesi a bilioni, / sui tuoi pascoli in fiamme di miglia estesi a trilioni, / come anche dai tuoi eterei abissi vasti migliaia di soli / non si lascia trovar la grande risposta così rapidamente, / tuttavia ad annunciarMi la stessa tu troppo non devi tardare! / Se vuoi la grande risposta alla domanda più celermente centrare, / non devi allora i molti soli, figli tuoi, beffeggiare; / invece penetra dello spirito di fuoco nel tuo punto centrale, / da lì la risposta giusta assai presto e velocemente Mi potrai portare.

42. Oh, ascoltate voi popoli ostinati, il lontano boato di un tuono profondo, / guardate là, nel mare di fuoco che echeggia attraverso le eteree onde, / quanto presto il grande padre-Sole si è fedelmente ritrovato; / i trilioni di miglia lontano ha già in secondi portato / ciò che tutti i popoli di questa Terra trovar così a lungo non han voluto, / resistere invece pigri e indolenti, al Mio Amore han preferito! / Ma ascoltate la risposta grande che di qua or vi spira / da quelle lontane silenziose altezze di luce e di conforto colme; / ed anche se fedele nella stessa il compimento non s’annuncerà / essa comunque l’orgogliosa bocca miseramente vi chiuderà!

43. Ed ora fa sentire dunque, ciò che tu, grande, hai trovato, / e da tutte le tue sconfinate profondità, cosa hai generato? / Ma attento, non devi annunciarlo a Me in toni troppo delicati, / poiché guarda, su questo pulviscolo di Terra molto gravi esistono i peccati; / perciò tu impiega soltanto dei mondi solari la voce potente / e con l’occasione anche qualcosa della collera Mia annuncia! / Puoi anche unire con ragione alle tue parole, grandi e possenti / fiamme di fuoco da incendiar la Terra abbastanza grandi; / poiché comunque Io devo portare un fuoco ai Miei non vedenti, / allora agisci in anticipo tu, e dà secondo le cose per cui lottano i non viventi! - -

44. «O grande Iddio e Creatore, quale grazia ho io trovato! / Il mio vasto campo di fiamme con la Tua Parola hai circondato, / e Tu, Santo, hai posto a me per soluzione una domanda! / Cosa sono a Te dinanzi che vuoi vivificarmi così grandemente? / Oh, vedi, cosa sono io minimo pulviscolo a Te dinanzi, l’Infinito, / e come devo le mie scintille con parole insignificanti ravvivare? / Oh, pietà, abbi di me compassione, povero pulviscolo solare / e non mettere me, nullità dinanzi a Te, sotto il torchio della Tua Onnipotenza. / Troppo piccolo e senza valore mi son trovato a Te dinanzi in verità; / poiché un tale alimento, veramente, ai cani non si confà!».

45. Oh, ascolta, tu fedele, antico, di molte esperienze padre Sole, / spesso un alimento nutritivo viene offerto anche ai cani fedeli, / perciò, se il tuo Signore la grande Grazia ti ha mostrato / e per il chiarimento dell’Atto Suo più grande ti ha prescelto, / tu devi, senz’altra scusa, come anche senz’altra riflessione, / subito dirigere giù alla Terra tenebrosa cosa Io domando! / Poiché Io, il Tuo Signore, conosco i tuoi punti deboli di fuoco in ogni caso / ed ho perciò misurato la domanda secondo la forza tua precisamente; / quindi fa pure, ed agisci secondo la Volontà del Creatore santo, / e come in ogni tempo anche questa volta adempi il Mio Comandamento! - -

46. «Oosì sia, o Potente, chi può opporre alla Tua Parola resistenza!? / Poiché al respiro Tuo più lieve tutti gli angeli già tremano dinanzi. / Voglio perciò dispormi ora secondo la Tua Parola fedelmente / e, per quanto stia nelle forze mie, appianar l’errore della Terra. / Ma se io, come Sole Centrale, le parole alla Terra porterò / che provengono dalla mia potente grandezza acquisita solamente, / in verità, o grande Iddio, non la vanità mi carpirà, / voglio giubilare davanti alla Tua Terra soltanto per Tua Volontà, / affinché questa, attraverso il mio grande infuocato ardore, / possa per i tuoi grandi figli diventar più matura dimora.

47. Tu sai, o Signore, da quelle regioni assai antiche del tempo, / quando ancor lottavano per la libertà di vita i carcerati duramente; / quando Tu, la Tua grande Misericordia dal Tuo Amor fluir facesti, / dalla quale ancora in questo tempo salutiamo tutti i nostri figli / e diamo loro da molti eoni di tempo tuttora il nutrimento / che assorbimmo allora dalla santa Vita del compatimento / che sgorgava dal Tuo Cuor Paterno incomprensibilmente! / Assai presto dopo questo tempo fui colpito dalla Tua Potenza, / allora guizzaron sulle mie regioni in fiamme innumerevoli scintille, / e sono da vedere ancora intorno a me amabilmente come piccoli fanciulli!

48. So molto bene che io perfino e tutti i miei pari / abbiamo padri ancor più grandi nei regni più profondi; / ma io dico qui ciò che è stato preso dal cosmo mio soltanto / e quanto potrebbe giovare al pulviscolo Terra solamente! / O Signore! – Tu sai e conosci la sabbia sulle mie di luce sponde, / chi potrebbe contarla, chi la sua moltitudine di triadi sommare? / Ma che non mi sfugga nemmeno un granello devo stare bene attento / e con ciò sgretolare nel cosmo un figlio-Sole facilmente. / Quanto grande la Terra sul mio suolo verrebbe a stare? / Io non lo so; non l’ho mai percepita né mai intravista!

49. O Signore! Vorrei conoscere di questa Tua Terra la grandezza, / prima ancora che io, secondo la Tua Parola la colpisca; / poiché se volessi mandar sulla stessa un granello incandescente, / oh, dimmi, non sarà troppo duro sfinir la povera Terra troppo celermente? / Ma Signore, io vedo la nullità delle mie stolte, futili domande, / il granello di polvere che le Tue mani paterne portano proteggenti / non sarà poi così piccolo; perciò io voglio decidermi presto / e scagliare dal mio suolo verso lo stesso, un puntino incandescente. / E se il puntino dovesse colpirlo troppo pesantemente, / la Mano che lo porta, già guiderà tutto giustamente.

50. Allora ascolta, tu atomo di un mondo, tu insignificante Terra, / tu insensato nulla, che pascoli tra i greggi dei miei figli; / cosa sei tu a me dinanzi, tu dei miei figli polvere della polvere, / tu suolo orribile che porti solo peccatori caduti profondamente? / Oh, parla, che l’Altissimo hai portato è vero, / tu futile nullità, ascolta! Non fartelo due volte domandare! / Come possibile fu dunque che l’Altissimo, per salvare te, / abbia potuto le eterne poderose catene dell’Onnipotenza Sua spezzare? / Per cercare te, che mai ed in nessun luogo sei stata qualcosa, / ed inoltre a sceglier te ancora per l’Azione addirittura la più grande!?

51. Per cosa domandare, buttar via parole, smuovere il suolo del peccato? / E se anche venisse la risposta, io certo non la sentirei; / perciò attraverso gli spazi tutti voglio piuttosto annunciar tuonando, / ed anche se la mia risposta potrà incendiare ogni pulviscolo di mondo, / poco mi disturberebbe, se soltanto potessi al Signor portare / ciò che Lui gradisce, se l’Atto Suo più grande potessi celebrare; / allora di tutti gli atomi dei mondi avrei poco interesse, / anche se la grandezza loro perfino superare i miei punti potesse. / Se comunque la grandezza agli ammassi non importa / perché dovrei alla polvere ancora serbar compatimento?

52. Così sia dunque! – Ascoltate voi soli negli spazi estesi, / sì ascoltate voi, figli miei, ascoltatelo nella vostra luce germogliante! / L’altissimo, l’infinito eterno Iddio! – / che è Santo, Santo, Santo, – il grande Iddio potente, / dinanzi al Quale i più grandi potenti angeli pregano in tremito riverente, / dinanzi al cui Alito si polverizzano come pula le catene nostre incardinate, / lo Stesso grande Iddio, che le eternità non afferrano, / dalla Sua eterna Altezza si è alla polvere abbassato! / Anzi Egli, dinanzi al Quale gli eterni spazi colmi di esseri tremano, / nella vita infinitamente debole di un peccatore nientemeno si è celato!

53. Ancor di più, da tutti i miei figlioli come ho sentito, / l’Altissimo in seguito al Suo Amor quanto ha sopportato, / rifletteteci bene voi tutti eoni e miriadi, / rifletteteci bene voi tutti padri Soli ultragrandi! / Che cosa pensate voi, dove l’Altissimo Stesso così celato / ha fatto sorgere, del più grande eterno giorno, l’aurora della vita? / In verità, se io non ve lo dico, voi in eterno non lo sonderete; / allora in giù guardate, nelle tenebrose profondità si trova un punto, / la cui grandezza potrebbe sul mio suolo l’eonesima parte appena ricoprire! / Là Egli dimora – il grande Iddio, per i morti ridestare!

54. Un pulviscolo da nulla, chiamato Terra, abitato da esseri sporchi, / venne scelto per quivi liberar gli ammassi morti / e quindi dare a questi esseri tenebrosi una magnificenza, / dinanzi alla quale perfino gli angeli più grandi tremano pieni di riverenza! / E ascoltate! – Io ve lo dico fedelmente così come l’ho sentito: / quando l’Altissimo là dai morti è arrivato / e là proprio la loro bassezza ha addirittura anche indossato / oh, credete cosa io vi annuncio, perché nessuna sillaba è inventata, / allora la Terra – non Terra, poiché una tal cosa non ha certo nome alcuno – / l’Amor dell’Altissimo a morte ha condannato! – e coloro che a Lui venivano!

55. Che cosa avrei fatto io e voi, se Egli da noi fosse venuto? / In verità, con miliardi di salmi Egli sarebbe stato ricevuto! / Da tutte le miriadi di voragini mie infiammate, / da tutti i più arroventati fondamenti del mio spirito di fuoco più profondo / avrei in grandissimo numero nuovi soli lontan da me sospinto, / affinché un tale Ospite, anche solo per un momento, con me fosse rimasto! / Ma poiché Egli, dalle orde orripilanti, sporche, maligne ed insignificanti / ancor fino a quest’ora, malgrado ogni Azione, in tutto il Suo Amore / disconosciuto è stato! – Egli presso di loro ancor dimora!! / E vuole essere perfino in tutti i sensi Padre e Fratello loro!!

56. Oh, ascoltate voi tutti miei pari, ascoltate voi antichi Soli, / oh, ascoltate perfino voi che nell’eterno centro solete dimorare: / il Signore può creare ancor nuovi grandi spazi senza fine, / anzi raccogliere alla rifusa in un punto Eternità perfino, / dal nulla angeli incommensurabilmente grandi può anche formare, / anzi, su miliardi di essi la Sua Potenza far operare! / In verità, in ogni Atto, Egli sempre Se Stesso potrà superare, / ma, quale Dio, diventar – Padre, Fratello – ed Amore offrire / alla polvere, al nulla e alla morte, e in tutta mitezza soffrire e sopportare! / Io dico: è questo l’Atto più grande! – O Soli, a me credete volentieri!

57. E Tu, mio grande Iddio e Creatore, con me povero sii clemente / ed abbi misericordia per il mio piccolo servizio che non vale niente; / io so quanto sei imperscrutabile nel Tuo consiglio e nei Tuoi sentieri / ed insondabile nelle Tue profondità – piene di benedizioni! / Perciò accogli benevole ciò che fedelmente Ti ho magnificato / e così sulla Tua Terra anche nella vita son penetrato, / poiché qualcosa di più grande io, piccolo Sole, mai potrei misurare, / anche da tutte le mie profondità, mai estorcere una parola ancor più grande; / poiché in verità, cosa ho potuto come l’Atto più grande qui fedele indicare, / voglio riconoscerlo nella mia assoluta profondità come in eterno veritiero!”.

58. Certo e vero, tu fedele Sole Centrale, hai ben parlato / ed hai intensamente il male dei popoli della Terra percepito; / Io dico: come nessuno la traccia della Verità hai trovato, / e quello che tu hai proferito, è fedelmente e giustamente da Me preso. / Ma ciò che potrà riguardare nello spirito l’Atto Mio più grande, / anche tu, con nessuna sillaba l’hai centrato; / ciò che tu hai detto, infatti, è soltanto di tale Atto la conseguenza. / Ma, affinché tu mai possa consigliarti di Me falsamente, / allora voglio dirti una sensata parolina in confidenza: / il grande non vedrà mai in sé il più Grande veramente![[2]] - -

59. Avete sentito quale discorso ha portato in letizia grande / il Sole che vi sta più prossimo fedelmente; / avete sentito del grande Sole Centrale la parola grande, / siete giunti con ciò alla soluzione della Mia domanda? / Perciò non dovreste dir tra voi: “Niente affatto veramente”; / poiché perfino il Sole Centrale appianar non ha saputo / tutti i dubbi che nel vostro cuor si son levati; / oh, quale stoltezza è, i Miei grandi Doni ricercare / negli spazi più estesi, là Io non li ho conservati! / Invece di cercar, investigate fedeli dove Io affettuoso sono solito sostare.

60. Ma per mostrarvi giustamente, come il grande non è adatto / ad afferrar l’Atto Mio più grande se rinnega se stesso anche, / voglio mostrarvi nel Globo il Sole ancor più grande; / anche questo granello grande vi deve annunciar qualcosa come prova. / Ma prima che Io lo gravi con la grande Mia domanda, / voglio dinanzi ai vostri sguardi solo sottovoce la sua grandezza esaminare. / Ma non perché, come se della Mia Grandezza dovesse testimoniare, / poiché in verità, per questo, miliardi dovrebbero timorosamente tacere; / ma ben perché con molta chiarezza in voi fedelmente possiate contemplare, / quanto su tutti gli ammassi morti ci sia poco da edificare.

61. Ebbene guardate, se volete del vero di tal grandezza del Sole immaginare, / dovete dirigere tutti i vostri sguardi, sensi e pensieri / su un’ultragrande sfera di fuoco e misurare / del sentimento con i fondamenti più profondi, ed anzi non dimenticare: / la grandezza degli ammassi di tali corpi che stanno al centro, / di non misurarla in miglia, perché mai una fine scorgereste! / Ma ben con la velocità della luce potreste voi provare, / poiché calcola al secondo accuratamente, senza sbagliare, / esattamente quarantacinque ampiezze della Terra come unità, / allora giungerete ben presto e fedelmente alla pura Verità.

62. Ecco, l’assai grande sfera di fuoco sarebbe ai vostri occhi assai vicina / messa lì per esser contemplata; ma per non soverchiarvi / è ancora abbastanza lontana, oh, credete, sono del Sole eoni di estensioni! / Per il raggio di luce dal suo Polo sud al Polo nord propagare, / il vostro tempo di trilioni di anni sarebbe sufficiente appena. / Ora con quest’unità potete la grandezza di questo Sole comparare, / e questo non mancherà di diventar per voi raccapricciante, / insieme al vostro Sole e tutte le terre voi sprofondereste completamente; / e se l’intero Globo pieno di soli cader potesse sul colosso / questo scuoterebbe appena il suolo come se da fiocchi toccato fosse!

63. Ora basta, prendete dieci trilioni per determinare / quanto a lungo da Polo a Polo il rapido raggio si dovrebbe inerpicare; / ma se un Sole ancor più grande di un Globo fosse, / alla Mia giusta grandissima Lode potrebbe di più contribuire? / È certo e vero nelle eternità, che tutti i mondiali ammassi / per la propria utilità del mondo corporeo così grandi son lasciati; / ma pensate che essi, perché così grandi Io li ho creati, / possan portare della Mia Grandezza e Potenza una più grande testimonianza / di un acaro? – Ascoltate, per elevar la Mia Magnificenza / Io piccolo dovrei diventare, e molte volte più piccola ancor la vostra vita!

64. Allora certo voi domanderete: come son le cose conservate / dall’infinito potente agire dell’Amore ed ordinate? / E questo dagli atomi fino alle moltitudini dei mondi? / E come la luce dei più antichi Soli ha sempre cura di aumentare, / e così precisamente che, se nel Globo tutta la luce dei Soli secondari / venisse stipata a miliardi in un punto come esperimento, / non somiglierebbe nemmeno ad una scintilla di quel Sole / di cui Io sto parlando! – Ascoltate, questo lo dico per vostro godimento: / giudicate voi ciò che è più facile: creare Soli ordinatori, / riflettete, – oppure ad un moscerino dar vita e castigarlo?

65. Per Colui che ha il potere, è una cosa più difficile dell’altra? / Cos’è l’aquila se volteggia vicino o lontano? / Essa ha le ali non solo sulle rocce per volare, / può anche mari, alpi e montagne superare! / Se dunque Io, di tutte queste cose il Signore e Creatore, / sono infinito e tutto compenetro con la Mia presenza, / se Io suscito soli oppure acari con una Parola / o con tre sillabe, ci sarebbe quale differenza? / Perciò Io vi mostro le grandezze solamente per farvi piccoli giustamente / e per guidare poi il vostro sguardo su più grandi cose sante.

66. Non vi voglio più mostrare se tali Soli sono abitati, / perché questo lo potete ben immaginare, eoni di tali ammassi / non sono stati creati inutilmente – oppure per la luce solamente; / ma rivelarvi di più sulla moltitudine di quegli esseri lì abitanti, / non è qui il luogo né il tempo giusto per questo destinato. / Sulle grandi regioni, tempeste, mari, sulla pace degli esseri nemmeno, / perché questo non è attinente alla cosa, non allo scopo / che Io metta qui dinanzi agli occhi vostri la loro grandezza smisurata, / ma ben il Grande Tempo dei tempi ora per mostrarvi, / devo allora della Mia Creazione attraverso le grandezze prepararvi.

67. Dopo tutto il preceduto, alla domanda di prova voglio passare, / ma non vi dovete ad una grande risposta preparare. / Anche se delle sfere il gran tuono il midollo vostro schiaccerà, / con il suo peso le lacune in voi tuttavia non riempirà, / lacune che nel vostro cuore alla vita dello spirito ancora aspirano, / ed ardentemente – oh, ascoltate – alla Redenzione anelano. / Ma non ritenete il linguaggio del Sole troppo piccolo neanche / in verità, il piccolo non viene preso per la cosa grande; / certamente, se soli e lune perdon la luce e cadon le stelle / giù sulla Terra! – può una tale immagine da qualcosa di piccolo esser dipinta?!

68. Ed ora, tu essere solitario, al centro dei mondi fiammeggiante, / hai tu visto il Creatore certamente – e sotto il Suo passo hai tremato / quando Egli si recò giù sulla Terra assai in basso sprofondata, / per preparare là ai morti una nuova vita assai elevata? / Allora ascolta, il tuo grande Iddio e Signore ti pone la domanda grande: / da che cosa si erge la Sua Gloria dell’Azione più grande, la più fulgente? / Che cos’è che la massima ti pare, tu Me lo vorrai ben dire, / poiché dal tuo centro luminoso puoi a tutto pervenire; / infatti, anche se distante sei tenuto da tutti i tuoi pari, / il pulviscolo dei mondi si dovette sulle prime fuori da te formare!

69. Ascoltate ora, tuoni lontani attraverso i mondi gia rimbombano frementi / portando ai nuovi animati della polvere la risposta grande! / Come tremano essi presi da profonda riverenza completamente / che abbassarsi nelle profondità appena ardiscono / nelle quali con gli occhi della carne le Opere Mie ho contemplato / ed una nuova dimora a Me sofferente ho edificato, / anzi ho perfino edificato dall’Amore e retta fede una dimora permanente / ed un vigneto è divenuta con molte viti e grappoli maturi! / Ma ascoltate, il tuono s’avvicina alla piccola Terra moderatamente, / sentite la risposta, accogliete il pio messaggio con piacere!

70. «O grande, d’ogni cosa Creatore e ultrasanto Iddio! / Che posso io, nulla dinanzi a Te! – troppo piccolo e infimo sono io! / Ardire io non posso alcuna singola parola dinanzi a Te né proferire, / né di sciogliere a Te una domanda, né mostrare a Te fra tutti i giorni / il giorno più grande, il grande Tempo di tutti i tempi eterni! / O grande Iddio, – come potrei dalla mia polvere ricavare / ciò che tutte le eternità non potranno mai afferrare?! / Perciò sii Tu clemente, condona a me la risposta grande / e non pretendere che io debba ai figli Tuoi insegnare / di cui uno con un sguardo solo mi potrebbe del tutto polverizzare!

71. Ascolta Tu, Santo, ascolta la supplica del Tuo Urka, / oh, lascia Grazia spirare a me dalla Terra Tua santa! / Anche se fra i Tuoi esseri innumerevoli son piccolo e nullo, / non posso con i Tuoi più piccoli viventi misurarmi in eterno; / tuttavia quando sui loro troni hai messo i grandi, / dalla Tua Mano anch’io, povero Urka, son fuoriuscito! / Perciò non distruggere me debole dinanzi alla Tua Terra grande, / libera anche me dalla miseria mia e dall’angoscioso peso grande; / tu sai comunque, quanta parte di vita mi è stata concessa, / oh, della Terra non tenermi lontan dalla salvezza!

72. Ma affinché Tu, o Santo, non debba il tuo Urka così trovare / come fosse disobbediente, – lascia da lui qualcosa a Te annunciare / attraverso cui per se stesso la sua riverenza Ti possa mostrare / che esso per la Tua Terra nutre e giammai può tacere. / Era al tempo quando Tu sulla Terra la Tua Dimora completavi / ed ai Tuoi grandi figli proprio come Te a diventare insegnavi, / allora i Tuoi grandi angeli guizzavan spesso a me vicino, / ancora rabbrividisco, come tuttora trema l’intero esser mio di febbre santa / se penso come un atomo della Terra da un angelo portato / su di me caduto, mi aveva quasi polverizzato!

73. Doveva essere attaccato il sacro, al piede di un tale messo / nel santo impulso della sua missione, senza che accorto se ne fosse. / All’inizio notato non l’avevo, era troppo piccolo e non si vedeva; / ma in poco tempo da sé a sorgere cominciava / e ad aumentar così ad una grandezza sbalorditiva / che presto la mia parte scoperta perfino iniziava a ricoprire, / e con la sua Luce tutto il mio fievole scintillio a soggiogare / ed a frantumarmi in macerie polverose dappertutto. / Con tutta la mia forza che sorpassa quella dei soli tutti, / sarei crollato se non mi avesse un grande spirito preservato!

74. Era un angelo il grande spirito, per la salvezza a me destinato, / venne a me in aiuto e mi portò la Pace santa. / Io lo so, per proteggere Urka egli da Te fu inviato / e per qualcosa di meglio utilizzare tal fardello santo. / Quando da questa potente stretta fui liberato / e lo strazio dell’annientamento sui miei pascoli fu terminato, / allora un angelo, che stava da me non distante, / mi mostrò un portentoso nuovo Sole in libero vortice roteante. / O Signore, se al povero Urka già l’opprimono atomi della Tua Terra, / quanto allora dovrebbe lui chinarsi dinanzi all’intera Terra!

75. Perciò, o Signore! Poiché dalla Tua Terra questo son venuto a sapere / proteggimi Tu, buon Creatore, da ogni pericolo ulteriore! / E che mi colpiscano profondi sguardi della Tua Terra non acconsentire, / ancor meno, che io debba beffeggiare la sapienza di coloro / che sono figli Tuoi nella Tua eterna forza dell’Amore – / ed uno, di tutti i miei rampolli di soli è già più potente. / O Signore! Tu grande Iddio e Creatore santo, ultrasanto, / esentami di parlare di ciò che per gli angeli è troppo santo, / e permetti a me, poveretto, nella mia lontana profondità quieto di giacere, / poiché nel silenzio io son sempre della Grazia Tua traboccante».

76. Come le grandi opere parlano con Me avete sentito? / E quale umiltà c’è nel Cosmo, voi fragili, lo avete anche percepito?! / Oh, credete, i grandi soli tutti insieme negli spazi eterni, / anche loro non germogliano men di voi per l’Amore Mio grande. / E avverrà ancora, ve ne convincerete fedelmente, / che questi grandi agnelli succhieranno dai pascoli il latte della vita, / sui quali molti, che allora eran chiamati, in rovina sono andati, / tuttavia non avean desiderio alcuno di ottener la vita / poiché essi ritenevansi viventi e andavano dicendo: / “Vedi, la vita non ha bisogno della vita di tener conto!”

77. Ma tu, Mio grande Urka, dei doni giusti hai portato, / tu hai detto più di quanto afferrano gli spazi tutti; – ed elevata / è stata ogni sillaba, degna il tuo Creator di magnificare. / Pochi riusciranno così profondamente in Me a penetrare, / infatti, anche se sei il più grande di ogni sole tuo pari / ed ogni mondial grandezza assai atterrita dinanzi a te deve arretrare, / tuttavia, poiché non pensi di vantarti della tua ultragrandezza / ma nella più profonda umiltà, come un fanciulletto balbettante, / Mi mostri quanto poco può valere a Me dinanzi ogni futile grandezza, / così tu sei, di tutti gl’infiniti molti mondi, il più grande!

78. Sui tuoi vasti sfondi di quinteoni di soli fiammeggianti / che sono tutti ancor liberi dai peccati della Terra irriverenti, / voglio Io anche una grande città erigere in futuro / e poi in essa appianar tutto secondo il Mio saggio Amore. / Ed i Miei savi figli in essa poi abiteranno / e sui dorati troni della tua umiltà essi siederanno / affinché assaporino anche l’umiltà unitamente alla sapienza / e fuggano in sé come stanche chiocciole alla tua grandezza innanzi. / E così una scuola erigerò sul tuo terreno, / dove tutti gli stolti sapienti i loro errori vedranno chiaramente.

79. Ma riguardo a quei tuoi che vivono nelle libere regioni, / nelle quali non imperversano fiamme come in altri luoghi, / oh, guarda, anche a questi esseri, grandi nel corpo, ma piccoli di spirito, / Io il Mio Amore offrirò e poi li salverò, / e questo in un modo di cui i grandi non hanno il minimo sentore, / anzi, gli angeli nemmeno! – Nuovi germogli Io deporrò / dal Mio Amor provenienti, germogli che i tuoi savi grandi / insegneranno assai soavemente in ogni Amore del tutto vivente, / e li condurranno poi del Mio Amore nei liberi tracciati / e mostreranno loro le Opere Mie nel viaggio della vita.

80. Ebbene vedete, tutto nuovo Io ho iniziato a fare; / spiritualmente tutte le cose vecchie voglio trasformare! / Non devo ogni anno tutta l’erba e gli alberi rinnovare? / In verità, di ciò che sto facendo Io non mi pentirò in eterno mai. / Ma se non rinnovassi gli alberi, da dove verrebbero i frutti poi? / Perciò nella Mia Luce nuovamente deve esser trasformato tutto, / affinché essa un giorno non debba stare dinanzi ai figli senza frutto. / Oh, ascoltate, come già spirano altri venti da ogni parte, / come girano le banderuole verso l’eterno mattino, / oh, badate, il nuovo grande Tempo presto voi ravviserete!

81. Avete anche sentito che cosa l’enorme Sole ha detto ora / di Me, nella sua umile corona di splendore; / anch’esso non ha potuto delle Azioni Mie indovinar la più grande. / Cosa pensate, chi è che non si stancherà della Mia domanda? / A chi col Mio quesito ancor rivolgere Mi devo? / Chi nella sua risposta completerà la Mia richiesta fedelmente? / Voi credete che su questo i beati angeli non si sbaglieranno, / essi sicuramente per primi il bordo della Mia veste sfioreranno. / Ebbene sia! – Anche costoro devono la lor più grande prova sostenere / ed attraverso il più grande Globo di tutti i Globi indovinare!

82. Ma se anche questi non dovessero centrarla in profondità / e non dovessero sciogliere la domanda grande coi santi pizzichi d’Amore, / oh, dite, cosa ancor ci rimarrà? A chi poi potremo domandare? / Chi ci darà allora la risposta giusta dall’Infinità? / Oh, davvero, se ve la dico Io, ben la giusta verrete voi a sapere; / poiché Io, il Maestro grande, ben la posso in Me custodire! / Saper ciò che Io di più grande ho fatto solamente, / come con la Mia morte, la morte dell’Inferno ho distrutto / oh, ascoltate, questo vi porterebbe di vita pochi santi frutti, / e sarebbe poi certo, meglio non chieder di ciò mai più eternamente!

83. Ma questa nei Miei figli si deve mostrare / e dai loro cuori tal salvezza ultragrande deve spuntare; / allora porterebbe della massima benedizione frutti di vita / per coloro che lottano veramente per la palma della vita! / Ma se volete investigare questo per la scienza solamente, / allora non potete ancora dire: guarda, la vita si è trovata! / Perciò, Io vi dico che questo è meglio non sapere / tanto solo per sapere e così rimetterci la vita! / Salvo che qualcuno voglia ridestarsi grazie alle Mie domande, / oh, sì, costui troverà presto nell’Azione le cose più grandi!

84. A costui non danneggerà poi, se Io annunciar vorrò l’Azione più grande, / ciò unicamente libererà a costui la vita dal suo sonno veramente. / Ma solo per immergere con Me nel Mio piatto della Vita / le mani come Giuda, a costui, in verità, / quella fine che ha provato il traditore Mio toccherà / al tempo in cui Satana, nell’anima e nel corpo suo penetrò! / Ma poiché dico questo a voi fedeli figli e nell’intimità, / per i quali ho la più grande compassione e porto Amore; / non vi dovete troppo e grandemente spaventare, / perché con questo, vi voglio solo alla Vita eterna ridestare. - -

85. Ed ora sia fatta agli angeli ancora la domanda, / anche loro nuovo timore e amor in modo nuovo e grande deve stimolare; / cosa di Me tutti costoro sanno, noi lo vogliamo ancor vedere, / nelle loro mani tale notizia di certo non mancherà! / Essi intoneranno fedeli l’Azione Mia più grande certamente / e penetreranno con più acuto sguardo nelle Mie profondità facilmente! / Ma una cosa devo Io prima fedelmente dinanzi a voi ancor svelare, / e questa è: agli angeli liberi rimane la loro libera volontà, / per annunciare ciò ch’essi vogliono ed anche possono annunciare, / e così, solo ciò che è proprio e non estraneo a loro dispensare.

86. Allora tutti insieme, voi ultrafedeli messaggeri della Volontà Mia, dite / l’Atto più grande del Padre nel Figlio, il nome suo a Me proferite! / Voi siete stati testimoni, avete parlato dalla bocca dei profeti, / avete aiutato con amore il Mio Davide i suoi Salmi a preparare. / Perfino alla Vergine il portentoso saluto avete dovuto portare / e poi circondarla ad eoni per accompagnarla sempre fedelmente; / e quando ha partorito la Luce della Terra completamente / in una stalla tra afflizione e angoscioso peso grande, / là eravate voi, non ne mancava nemmeno uno, eravate tutti presenti, / tale Atto su tutte le vie di Luce ricolme osannando!

87. Perciò – oh, non esitate! Dovete ora anche agli uomini annunciare / ciò che essi e l’intera Creazione non possono sondare! / Ma ricordate: non dovete alla vostra nobile maniera iniziare, / nemmeno troppo a lungo in una confusa e bassa maniera meditare. / Voi conoscete degli uomini i modi e tutti i lor procedimenti, / voi ben conoscete e sapete anche, come Mi lodano gl’infanti; / in questo modo, Io ve lo dico, verrete compresi facilmente / da tutti gli uomini devoti, fratelli vostri sulla Terra. / E cominciate ora le voci vostre sulla Terra a disseminare, / e fate che i fratelli vostri dell’Amor si possan rallegrare.

88. «O Padre santo! Se all’Inferno ci volessi convocare, / Tu lo sai, Padre santo, questo con gioia davvero lo potremmo fare. / Anzi, se dovessimo sulle mani tutti gli uomini sempre portare, / in tutto amor lo faremmo! – mai riposo domandando, / sebbene Tu li abbia alla nostra massima letizia destinati, / nella quale non viene che soltanto il Tuo santo Nome glorificato! / O Padre santo! Vedi, nessun sacrificio deve esserci troppo pesante / nel Cielo, come anche in tutti i cosmi della Creazione Tuoi grandi! / Poiché l’Amor Tuo paterno è troppo colmo di soavità, / chi mai potrebbe resistere allo stesso nelle eternità?

89. O Padre santo! Lascia a noi, tutti gli atomi contare, / tutte le piccole faville nei flutti di fiamme dei soli più grandi; / oh, lascia a noi, colmi d’Amore, i Tuoi Globi tutti scrollare / e scuoterli tutti insieme per atomi in un istante; / lasciaci scherzosamente alla rinfusa mondi come piselli scaraventare, / anzi perfino fare a pezzi con la sua covata l’Inferno intero, / ed in più lo stesso principe annientar completamente, / così che nemmeno nelle eternità si debba nulla del drago più trovare! / Poiché la Tua Potenza, nella quale noi tutti viviamo, vogliamo, sentiamo, / deve in un attimo tutto quanto adempiere su un punto! !

90. Ma alla Tua domanda grave con la risposta soluzion trovare, / dire a Te qualcosa che le eternità non posson sondare, / riferir fedelmente la più grande delle Azioni Tue più grandi, / render questa ben comprensibile ai fratelli nostri, / a Te è certo noto ciò che noi possiamo, o Padre santo, / perché ciò che abbiamo, lo abbiamo dalla Grazia Tua soltanto! / Oh, certo, Tu vuoi questo solo per il Tuo Amore in noi aumentare, / pietà di voler dare a noi in sorte una simile domanda! / Oh, togli pietoso dai fianchi nostri questo peso grande, / poiché mai in eterno potremmo concluderlo a Te dinanzi!

91. Chi potrebbe le Azioni Tue esaminare, una più grande trovare / che un’altra, chi la profondità della Volontà Tua sondare? / O Padre santo, poiché vediamo dal più piccolo al più grande, / come tutto è infinito, con che cosa ci dovremmo poi consolare? / Con che cosa gli eterni circuiti della grandezza delle Azioni Tue misurare? / Con quale cifra determinar tale pienezza e dimenticare / che noi stessi apparteniamo alla cifra grande! – O parole, parole! / Voi piccole parole, facilmente udibili qui nel luogo santo, / chi mai sonderà in voi la pienezza, la profondità e la grandezza! / O Padre! Accendere la Luce in noi puoi Tu solamente!

92. Tu Stesso in un Uomo della Terra Ti sei trasformato / e con tutta la Tua Potenza e Santità vi hai operato, / e come Uomo hai scelto la massima bassezza / che cela anche del tutto dal più grande Amor la magnificenza; / non hai nemmeno permesso che qualcuno Ti servisse, / bensì hai Tu servito fedelmente i poveri, per guadagnare essi / al Tuo santo Amore, – volesti perfino morir per i peccati, / per fondare così un regno completamente nuovo per i perduti! / O Padre santo! Questo è tutto ciò che noi possiamo dire, / ma ciò ch’è il massimo tra questi, nominar non lo possiamo!».

93. O Miei cari fedeli servitori, voi l’avete nominata, / voi avete l’Azione più grande, fedeli, del tutto inconsapevoli menzionata. / Ma se scorgerla in voi ben preciso e chiaro non potete / l’Azione più grande saper dov’è celata, – in fiducia attendete, / Io vi farò venir giù sulla piccola Terra tutti quanti, / lì vi scorgerete con gioia e per diletto vostro sommo, / – in verità, non avete fino adesso qualcosa di simile mai provato – / un fanciulletto da voi scelto che v’annuncerà l’Azione Mia più grande! / E ascoltate, ciò che a tutte le eternità è rimasto finor celato, / o piccolissimo mondo! – per te il più grande mattino è stato riservato!

94. Infatti, ciò che ai sapienti di tutte le sfere con ragione ho celato / e, malgrado l’impegno della sapienza, giammai potrebbero sondare, / questo ai deboli ed ai pargoletti l’ho fedelmente riservato, / e nelle loro prime lacrime ho messo perfin già un operare / che è più grande e più potente che tutte le lingue dei sapienti; / poiché esse non sono come queste flatulenze – conseguite faticosamente, / ma son certamente vere, così genuine esse fluiscono da occhi innocenti, / dove l’amore e cura dei loro genitori, esse saggiano gocciolanti. / Io l’ho nascosto in tali piccoli vasi delicati; / ben a colui che scorge tal tesori in nessun luogo che là soltanto!

95. Ebbene accorrete qui, voi dell’Amor di letizia pieni, fedeli servitori, / venite tutti, voi che già nelle vostre chiome siete dal Mio Amore / più arditi e più sapienti di tutto il mondano potere dei sapienti / che vorrebbero percorrere solo per proprio bigottismo il mondo intero, / solo per abbrancar la luce dalla pienezza delle meraviglie della Creazione / ed al posto del cibo della vita, solo leccornie di sapienza spiluccare. / Perciò, poiché siete più arditi e più sapienti di tutta la luce dei mondi, / e siete stati dinanzi al mondo fedeli eroi della Sapienza e dell’Amore, / allora qui venite tutti, sceglietevi un fanciulletto delicato; / oh, venite, e quanto è misero il mondo senza Me e senza voi osservate!

96. Tuttavia solo quando di Me e di voi presto il mondo verrà a sapere, / da che dipende che esso non si riesce dai pericoli tutti a svincolare / e solo la morte chiede invece della vita, / non immaginando che la vera Vita non splende nella sapienza, / ma ben nell’amore insieme alla sapienza è celata, / e che nell’amor solamente è nascosto il mattino della sapienza, / così come ogni delizia della vita ed il prodigio della Luce di Grazia, / perciò voglio ora dare a tutti una scintilla di vita; / chi nel cuore accender dalla stessa si lascerà, / in verità, costui dinanzi all’eterna morte mai più impallidirà!

97. E quando il mondo, nello spirito di ogni verità la riceverà / e con ciò, amore e non sapienza domanderà, / allora verrà dato ai miseri ciò che mai avrebbero potuto immaginare, / Io dico: più di quanto i Regni della vasta Creazione possano abbracciare! / Ma per il momento solo a pochi sia fedelmente consegnata, / e cioè a coloro che hanno già per tempo sul Mio Amor edificato; / ma quando il tempo della maturità del mondo dinanzi a voi comparirà / tempo che nel pianto di tutti i popoli della Terra si riconoscerà, / allora prendete la scintilla ora offerta, le terre tutte infiammate, / e finché i malvagi diventino cenere, tanto a lungo esse bruciar lasciate! - -

98. Ed ora che su questa piccola Terra siete presenti / ed anche su questo focolaio di peccati vedete la miseria grande / sul quale così tanto orrore è già stato preparato / del Mio e vostro nemico dalle maligne orde esecrate, / allora un fanciulletto di sette anni circa presto qui portate, / ma molto povero dev’essere, anzi perfino di capelli non abbondante! / Io vi dico: condurlo voi dovete con grande amore ed accorgimento / qui da Me; poiché molto presto tutti voi potentemente proverete / quale gran maestro con le mani abbracciato avrete, / in verità, dalla sua bocca il più grande insegnamento riceverete!

99. Ed anche voi, figli Miei cari, affrettatevi – non dovete qui mancare; / poiché in verità, questo insegnante nulla vi nasconderà! / Come tutti gli angeli, così anche voi, con orecchi ed occhi aperti / dovete con cura assorbir nel cuore la grande Verità, / così l’Azione più grande con un prodigioso tocco scorgerete / così meravigliosamente veloce e chiaro che appena ai vostri sensi crederete! / In verità, Io d’ora in poi non avrò più bisogno a voi di mostrare / che soltanto in ciò l’Atto più grande, la riuscita, lo scopo e i doni / son celati, quale più pura grande conseguenza del Mio Amore, / e come il Sole a mezzogiorno i germogli in voi potrete contemplare!

100. Io vi dico: i germogli, che voi non avete mai percepito ancora, / nemmeno gli angeli, poiché a nessun spirito lo diedi da annunciare / fino a questo tempo – così come sta scritto creder lo potete: / Quando però verrà il tempo della Redenzione, questo ben comprendete! / “La grande ora” nessuno la conosce né sulla Terra / né nei Cieli, ma solo Colui che porta il grande Divenire, / ed anche colui al quale il Padre nello spirito lo vorrà rivelare; / ma a nessuno che prima alla mensa dei figli non abbia mangiato! / Ed ora che il grande Tempo annunciato vicino a voi è venuto, / svegliatevi voi morti adesso, che il Mio Amor vi sia utile lasciate!

101. Ora guardate, qui c’è già il fanciulletto ai Miei angeli in mezzo, / com’è timido, devoto, agli usi del Cielo ancor non avvezzo, / là guardatelo, come esamina e scruta gli angeli con cura / ed ascolta se non trabocca del Padre una Parola dalle schiere! / Oh, guardate, in nessun angelo il Padre vuol identificare, / piange, grida, ad abituarsi agli angeli non riesce; / egli cerca il Padre vero, sì, il piccolo cerca il Prediletto, / oh, guardate, come questo puro innocente fanciulletto / costante gira gli occhi! – Udite, oh, chiamar “Padre” piangendo, uditelo! / O angeli, qui, ai gradini d’Amor del Mio trono, portatelo!

102. Oh, guardate, come da un angelo si lascia a stento guidare! / Lo porta a seguirlo un’assai grande esitazione nel cuore, / solo perché egli dice; “Oh, vieni! Io dal Padre ti voglio portare”, / si lascia il piccolo prendere dal luogo solitario e duro! / Oh, ascoltate, come all’angelo domanda: «Sei tu un essere buono? / Sei forse stato scelto solo dal Padre per guidarmi? / E se lo sei, mostrami dove si trova il buon Padre allora! / Io già sento la Sua Voce! – Da dove viene? – Oh, in fretta, in fretta! / Oh, mostrami veloce! – dove si trova Egli? Io a Lui devo arrivare! / Oh, conducetemi là, oh, conducetemi veloci, sì veloci, voi devoti cari!».

103. Fate ora attenzione, Io dell’Amor col giusto nome lo chiamerò, / come la Mia Voce subito riconoscerà, ai gradini correrà / del vero Padre d’eterno Amore con giubilo grande; / poiché perfino gli angeli gli sembra che siano dal male affetti, / perciò di loro non si fida, – solo il Padre vuole egli avere / e ristorarsi al Suo consueto eterno Amore! / Ed ora: allora vieni, caro Pathiel, vieni prontamente, / dal vento d’Amor della Mia Voce lasciati a Me portare, / oh, vedi, già da tempo con mani tese ti sto aspettando! / Allora vieni, ed aiutaMi ora, tutti i fratelli tuoi a perfezionare! - -

104. «O Padre, Padre, Padre, Padre caro! – O Padre mio! / Dove dunque sei stato, Padre caro?! – Padre migliore! / Così a lungo già dappertutto piangendo Ti ho cercato / ed a trovarTi non riuscivo, – ho anche chiesto agli sconosciuti / che portassero me, povero Pathiel, a Te presto e in fretta, / ma nessuno ha voluto per me questo sacrificio subito portare. / Solo uno sembrava di comprendere me debole nell’amore, / e quando una volta cercando son caduto, costui a rialzarmi mi ha aiutato; / o caro Padre, non devi mai più, mai più lasciarmi separar da Te! / Tienimi con Te – non devi mai più, mai più abbandonare me!».

105. Oh, guardate, voi grandi schiere, ascoltate voi tutti timorati! / Voi uomini tutti intendete! Questo fanciullo, da voi pigliato, / dalla vostra Terra! – senza far domande, quanto velocemente / davanti a voi e Me senza timore, voi appena lo sopporterete, / oh, ascoltate e stupite – e piangete! – l’Atto più grande ha trovato! / Ciò che eternità, uomini, soli ed angeli non hanno percepito, / questo lo ha il piccolo Pathiel alla prima parola riconosciuto, / quando per l’ultragrande gioia egli “Padre” Mi ha chiamato! / Oh, in verità, in verità, in verità! – nessun Mi può di più glorificare, / l’atto, lo scopo, la riuscita si mostrano grandiosamente solo nel Padre!

106. Ma affinché possiate veder più chiaro e comprender fedelmente / e non come al solito sfiorar la Verità solamente, / allora voglio in aggiunta, al piccolo dinanzi a voi ancora domandare, / affinché possa dire ciò che in Me il massimo gli pare. / E così ascoltate dunque! – Pathiel! Io in una domanda / ti darò qualcosa; eleverai tutti i fratelli, se a Me rispondi! / Cosa ritieni in Me per più grande, dimMi, cosa ti allieta maggiormente, / dimMi, cosa ti rende libero da ogni turbamento? - - / «O Padre caro, non sanno questo i fratelli, i grandi, / che Tu sei il Padre buono? – Oh, questi son poveri fratelli!

107. Già questo sulla Terra nel Padrenostro ho io imparato, / lì deve ognuno chiamarTi “Padre nostro” innanzi tutto! / Tu sei stato Dio dall’eternità di Amor e Misericordia colmo certamente, / tuttavia solo con Gesù, per me povero, Padre sei diventato! / E questo è di più che se Tu fossi rimasto in eterno Dio solamente / e come Tale, lontano avresTi tutti i figli da Te sospinto!». / Ebbene, Pathiel, dov’è dunque il tuo Gesù testimoniato? / Dillo! – dov’è Egli venuto? Rispondi ancora alla domanda! - - / «O caro Padre, che domanda è questa! – È proprio il Nome Tuo, / perché Tu e Gesù – come Io e Pathiel – è un Nome solamente!».

108. Ascolta Pathiel, e dimMi: non è dunque il mondo maggiore / e tutti i soli, – non era il padre tuo terreno, di Me migliore? / Oh, dimMi, cosa tu pensi, Io lo vorrei sapere! - - / «O caro Padre amato, se Tu clemente mi permetti / maleducato di essere un pochino, voglio dirTi volentieri / che Tu nel Tuo Amore – io dirlo non oso quasi! – / che Tu – lo voglio dire tuttavia – mi vuoi amabilmente stuzzicare, / per spaventarmi così un pochino qui a Te dinanzi! / Infatti, cosa può esser di più e di Te più grande, Padre mio diletto, / e non è più che tutto il mondo, questo: Tu sei il Padre mio prediletto!?

109. E – Tu mi chiedi se sei il migliore?! – Questa è certo una domanda strana! / Chi dovrebbe essere di Te migliore? Che qualcuno me lo dica! / Il padre mio terreno era un uomo come me, così debole e meschino; / il meglio in lui era che, – come pochi, niente ha nascosto / di Te, di Te Padre migliore! – Molto presto a conoscer Te mi ha insegnato / e così di giorno in giorno in me ha fatto accrescere per Te l’amore. / Ma se in lui questo per buono è da menzionare solamente / che mi ha fatto conoscer Te, il vero Padre, già precocemente, / come potrebbe esser migliore? Oh, sarebbe questa una bella pretesa! / Come me, anche lui, da Te ha ricevuto certamente ogni cosa!

110. Io so bene come gli altri, che Tu il Sole hai creato, / come anche Luna e Terra per la veglia e per il sonno / per coloro che ancora dimoran sulla Terra, – ma pur piccolo ciò ha trovato / già perfino l’occhio mio piccino e sempre e bene percepito, / come tutte queste cose a niuno mai quietano la fame, / ma al contrario, riempiono di fame il corpo solamente. / E, Padre! – quando sulla Terra io ero assai affamato / e non avevo di pane neanche un solo pezzettino da mangiare, / oh, lasciai allora il Sole, Luna e stelle tristemente andare / e mi rivolsi a Te, – Padre – a Te, per supplicare un pane!

111. La Terra, Sole, Luna e stelle, cose piccole son queste, / colui il cui cuor s’attacca a loro, di fame muore certamente; / non hanno essi amore alcuno e nessuna misericordia veramente, / a me non piacciono, essi non danno pane ai poveri spossati! / Solo quando pensavo: su di voi certamente il Padre mio dimorerà, / e dove la maggior parte delle stelle si ritrovano, Egli troneggerà, / allora essi mi sono veramente, io lo dico o Padre chiaro e tondo, / assai cari diventati, – ma quando la serpe della fame in me sentivo, / allora piuttosto veder vicino un padre preferivo, / poiché costui, meglio di Quello lontano comprendermi poteva!

112. Quando una volta della Tua morte il padre mio terreno mi parlò / e la maniera amara della stessa ancor mi menzionò, / allora in me pensai: oh, un Padre non può esistere migliore / di Colui che dà la Vita del Figlio per uomini crudeli! / Infatti, che Padre e Figlio fosse Uno, io allora non sapevo, / neppure che Tu nel Figlio per farci liberi per Te, sei venuto! / Ma quando appresi da un pover’uomo successivamente / che Padre, Figlio e Spirito sono ‘Un’ Padre solamente / e che questo Padre unico è un Padre ultrabuono, / allora mi divenne d’amore ardente il cuor per Te, Padre mio buono!

113. Ma una volta io so, vedi, da noi è venuto un uomo, / che in verità per Te quasi tutto l’amore mi avrebbe tolto! / Costui mi disse che Tu eri un Giudice crudele, terribile e severo. / Che Tu eri, dei deboli peccatori, perfino un eterno distruttore. / O caro Padre, vedi, io allora nel mio gracile cuore / certo e vero diventai pieno d’ansietà e di dolore. / Ma presto a ciò quel pover’uomo a me è venuto ancora / e mi ha di nuovo tolto ogni angoscia e paura vuota, / infatti, egli disse: se Tu eri così cattivo come quell’altro Ti aveva calunniato / certo, amarTi e pregarTi in ginocchio chi avrebbe mai potuto?!

114. Egli ha continuato ancora ad istruire me ed il padre mio / e questo ha poi completamente a Te rivolto il cuore mio! / Egli, infatti, disse: “Non per amor dei giusti, fedeli e devoti / Dio in tutto Amore – per riempir di Grazia la Terra – / è venuto nel mondo come Uomo, Padre e Redentore, / ma ben Egli ha preso su di Sé le colpe tutte dei peccatori. / Solo per amor di costoro sulla Terra Egli è venuto, / ed ha con loro praticato, e con pazienza ha ogni fatica sopportato. / Egli invitò a Sé coloro che eran stanchi ed aggravati, / ed accolse in tutta Grazia e Amor ogni peccatore!”.

115. Egli, il buon devoto e povero vecchio disse ancora: / “Oh, vedi, caro fanciullo mio, che Dio tratti coi peccatori / non lo devi mai pensare; ma come Egli operi con loro / te lo deve un piccolo esempio dimostrare: un giorno accadde / che una grande peccatrice avrebbe dovuto esser lapidata; / venne portata perfin sprezzante dal Signore, sulla Terra, da sé s’intende. / I giudici Gli domandarono astutamente: cosa con lei deve esser fatto? / Allora Egli scrisse sulla sabbia la sua colpa e disse: Mi comprendete? / Chi di voi è senza peccati, deve rafforzarsi il braccio / per scagliar sulla peccatrice, giustamente il primo sasso!”

116. E continuò il povero a parlare: “Voleva la schiena nessuno piegare, / per la colpa della peccatrice col primo sasso mostrare! / Allora disse il Signore: se libera la lasciate, anch’Io non la voglio giudicare. / Non per giudicare né per la Terra intera annientare / Io son venuto, ma per cercare ciò ch’era perduto, / non voglio, come voi, la povera e debole peccatrice maledire / ma consolare, fortificare e salvare tutti i prigionieri / che sono sotto il duro giogo dell’errore, ma nel cuor chiedono sovente / di esser liberati; – Io voglio prender tutti sulle spalle, / accoglier loro nel Mio Cuore e così impedir la via del peccato!”

117. O caro e miglior Padre! – Quando questo io ho sentito, / l’amore in me è cresciuto per Te all’infinito. / Non potevo più dormire, perché l’amor non mi lasciava riposare, / né mangiar né bere, né qualcosa di mondano operare; / solamente sempre io chiedevo: “Dov’è dunque questo Padre buono? / trovare io Lo devo, questo buono, questo Padre ultrabuono!” / Allora il vecchio povero parlò, venendo di nuovo a me meschino: / “Oh, non cercare il Padre, perché nelle braccia Sue tu riposi; / infatti, anche se tu, piccolo, con i tuoi occhi non Lo puoi vedere, / certo aleggiare intorno a te il Suo Amor puoi ben sentire”».

118. Oh, vedi, Pathiel Mio caro, molto tu Mi hai raccontato / e nelle parole tue la minima cosa non Mi hai celato; / perciò nell’innocenza tua con Me devi eternamente rimanere / e qui – nella casa del Padre tuo – il tempo far passare. / Qui, Pathiel Mio caro, non è così come sulla Terra, / dove la maggior parte dei figli vien solo rovinata stoltamente / con cose vanitose e futili, – bensì qui è per istruire degnamente / tutti i fratelli tuoi, per accrescer con ciò l’Amore / sulla Terra come in Cielo, – vedi, così ti intratterrai / trasformando in questo modo a nuovo parecchi cuori dei fratelli tuoi.

119. Ma poiché nelle tue parole tu i peccati hai menzionato / ed hai perfino la peccatrice del Mio tempo nominato, / allora dimMi: quali uomini tu consideri peccatori? / E son già peccatori, piccoli fanciulli come te? - - / «O caro Padre buono! Io il nome ho sentito spesso, / mai però ho potuto capire come gli uomini arrivassero a questo. / Allora ritornò il povero vecchio, al quale io avevo domandato / affinché egli mi dicesse: che cosa “un peccator” significasse? / Allora egli rispose: “Vedi, il cuore di coloro che il Padre amar non vogliono, / son peccatori, se fanciulli anche”, – perché come T’amo io essi non T’amano!».

120. Quanto nel tuo cuore Mi hai dunque amato, come lo sapeva / il povero vecchio? - - «O Padre! Quando qualcosa mi rattristava / sulla Terra, allora io piangevo, perché trovar non Ti potevo, / per comunicare a Te, al Padre, il mio amor e la mia indigenza. / E quando al padre mio terreno le pene mie del cuore confidavo, / allora oppresso dagli stessi bisogni e stesso dolore lo trovavo! / E quando poi entrambi a star molto male spesso cominciavamo, / a lungo guardarci intorno in verità non dovevamo; / il povero vecchio i nostri cuori per confortar veniva sicuramente, / e ci fortificava finché eravamo di nuovo guariti perfettamente!

121. E quando poi nel nostro cuor ci trovavamo ancora, / diceva il vecchio allora: “Così va bene! Chi così col suo amore / Iddio ha circondato, come voi nell’indigenza vostra e patimento, / in costui ha Dio, il Padre buono, ben il più grande compiacimento!”. / E quando poi appresi per lieto annuncio questo / dalla pia bocca del mio caro povero vecchio, / a saltellar di gioia per Te in amor cominciai presto; / in verità, io credetti spesso che gli angeli mi dovessero invidiare! / Quando così venivo nella mia vera estasi d’amore, / allora nemmeno la morte mi avrebbe preso il mio piacere!».

122. In verità, era giusto così, come il vecchio ti ha annunciato; / infatti, chi come te nel suo amor per Me s’infiamma, / costui ha già trovato nel suo amor fedele il Sommo / e la morte già da lungo tempo nel Mio Amor ha superato. / Ma vedi, Pathiel Mio caro, – quando Io alla Terra guardo, / allora vedo molti uomini uguali all’instabile rugiada mattutina, / essi ben splendono di qualche virtù al filo della vita, / solo che, quando a Me con estremo Amor esaminandoli li invito, / allora dinanzi a Me, al Padre, cadon tutti questi figli scellerati / e a poco a poco diventano veri peccatori maligni e spietati!

123. Sì caro Pathiel! – anche altri ci sono sulla Terra / che invece di amarMi, Mi disprezzano soltanto! / Costoro ben difficilmente, come te, accolti come figli Miei verranno, / da loro verrò un giorno, ben come Giudice severo! / Cosa pensi tu, cosa meritano questi figli scellerati? - - / «In verità, o Padre caro, non certo il Tuo Amore; / ma a loro, come a me, manderai al tempo giusto un vecchio / e costui poi li perfezionerà, come nel Tuo Amore a me fu fatto. / Anch’io mai qualcosa di buono in particolare ho fatto, / e Tu o Padre caro, non mi hai lo stesso giudicato!».

124. Questo è ben vero, Pathiel Mio caro, tu hai ben considerato! / Ma cosa deve accadere a coloro che la Pace dell’Amore / insieme a Me fuggono bestemmiando, e di Me niente voglion sentire? - - / «O Padre! Esistono dunque tali?! – A costoro potrei io stesso portar rancore! / Ma se anche a costoro il maestro giusto volessi Tu mandare, / anch’essi sono figli, egli li potrebbe certo perfezionare! / Cosa sarebbe stato di me, se non mi avessi Tu guidato? / Sicuramente io sarei forse il peggior delle orde senza amore! / Solo il Tuo ultragrande Amore a figlio mi ha innalzato, / così lascia accadere che, come me, tutti Ti possan magnificare!».

125. Certo, Pathiel caro, tutto ben testimoniato hai tu finora, / ma se tu sapessi chi al Mio Amore sugge ancora / e in tutta serietà alla Mia Vita, attenta astuto, / e disprezza il Mio grande Amor con scherno vero e risoluto, / cosa di costui potresti dire? Come procedere con lui? - - / «O Padre caro, anche se esistesse un’ostinazione così efferata / che cosa servirebbe essa ad un tale stolto cieco per davvero? / Se egli non ha l’amore, su cosa vuol poggiare il suo potere? / In verità, lascialo venire, a costui voglio io spezzar la sua stoltezza / e togliere dal suo maligno cuore il cieco suo rancore!».

126. O Pathiel caro, anche il nemico non aspettandosi nessun potere, / è ultra astuto e in pari tempo con tutto ciò ch’è maligno preparato. / Oh, vedi, se il Mio Potere trattener non lo potesse / ed all’obbedienza della rigida morte come le pietre non lo portasse, / gli angeli tutti sarebbero già stati da molto tempo traviati / e sarebbero identici alle sue orde di ultraperfidi angeli infernali! / Ma questo non è possibile nella Mia nuova sfera d’azione, / poiché il Mio Amor gli ha già da lungo tempo messo il freno; / però anche in lui fluttua libera la vita, questa deve certo rimanere / anche se volesse egli infierir come i leoni ed ancor peggio esercitare.

127. Oh, vedi, era un giorno figlio della Grazia Mia anche quest’oppositore, / egli conosce perfino tutte le vie pietose della Grazia Mia e dell’Amore, / ma vedi, non Io e tutti gli angeli siamo in grado lui di convertire, / egli continua solo e sempre contro di Me l’odio amaro ad aumentare. / Quando, infatti, un giorno volevo far di lui, come te, un figlio, / affinché egli, come te qui adesso, tributasse a Me delle gioie eccelse, / tuttavia quando Io, per concedergli la libertà, da Me lo distolsi / e lo mandai, di luce colmo, nella Mia libera scuola della Vita, / allora egli si infiammò pieno d’orgoglio ed egoismo grande, / e si è con questo svincolato dal Mio Amor eternamente!

128. Che cosa dici tu ora, Pathiel Mio, che cosa ha egli ben meritato, / e tanto più che lui giammai della malignità si è ravveduto / che ha contro di Me e tutti i tuoi fratelli perpetrato, / attraverso cui Mi ha afflitto assai schernendoMi sulla Croce ancora? / Ebbene, Pathiel parla, cosa dev’essere del nemico ora? / Devo a lungo la mortale pena della Croce sopportare ancora? / Poiché vedi, come stanno le cose non posson rimanere ora! / Non più a lungo il maligno il suo grande sacrilegio deve esercitare! / Perciò, Pathiel Mio caro, cerca di decidere / cosa deve qui accadere, – va, va, e famMi questo piacere! - -

129. «O caro Padre buono! Che il nemico fosse così perfido! – così maligno! – / non lo potevo sapere, – se solo ci fosse un mezzo per guarirlo, / io sarei molto più felice che se Tu dovessi giudicarlo, / in verità, io farei per lui ogni penitenza se egli migliorasse! / Che aspetto ha dunque egli, il povero, posso io ben vederlo?». / Oh, sì, nel Mio Grembo nulla di male da lui ti accadrà! / Ecco, guarda là, al Mio richiamo egli subito comparirà, / e precisamente in tutte le dure pene di fuoco della sua grande malvagità. / Ma non devi troppo aver paura né ti devi di quel maligno spaventare, / ma lo devi sol guardare, non la sua lingua liberare!

130. Ebbene guarda, egli viene già, da pesantissime catene di fuoco caricato! - - / «O Padre! Padre! È spaventoso! Che aspetto! – Le – catene! / Non è a nessun uomo somigliante, pieno di purulenza, foruncoli e bubboni! / Chi mai potrà guarirlo per farlo diventare un uomo sano? / Oh, come si atteggia furibondo con gli occhi suoi terribilmente! / In verità, questo per il Tuo Cielo mai potrà andar bene! / Oh, come comincia ora a strapparsi in sé assai tremendamente, / proprio come se fosse imbestialito, ahi! ahi! – per morsicarsi; / vorrebbe anche gridare! – Che cosa succede, comincia a piegarsi? / Ahimè, urla addirittura, – è come se sentissi mille voci! – ?

131. O Padre caro! Da qui quest’immagine spaventosa fa sfuggire / e fai che giunga presto il luogo per lui da Te destinato; / perché, caro Padre, Tu sei Santo; – io ho una paura grande! / Per costui! – no – o Padre – nessuna redenzione io domando! / Poiché se costui tenesse al Tuo Amor minimamente, / certo, egli non sarebbe così testardo e sfacciato terribilmente! / O caro Padre santo! È dunque costui non ancora giudicato? / Ah, sì, egli vive tuttora, allora è anche non completamente giudicato! / Oh! Oh! – Adesso se ne va, come si levano fumo e fiamme a lui d’intorno! / Oh, terribile, terribile! Che tormenti inauditi son questi!?».

132. Ebbene, Pathiel caro! Che cosa dici tu del Mio nemico adesso, / è adatto a stare in eterno nella nostra santa Comunità? / Per costui Io il Mio Amore ho dissipato per eternità! / Oh, guarda dove, nonostante ciò, costui si è voltato! / Poiché tutto questo presso tale malvagio figlio a nulla è servito, / sia che fossi per lui Padre severo, oppur tollerante; / allora farò presto la cosa estrema e lo giudicherò a coloro unitamente / che compion tali azioni come lui a Me dinanzi; / poiché vedi, egli molti milioni ha già strappato / e ancor più Me ne strapperà coi denti come drago di odio straripante!

133. Oh, guarda, Pathiel Mio, di sopprimer c’è bisogno in questi casi / con un giudizio mediante la maledizione tutti questi scellerati; / vale a dire: prendere agli stessi ogni grazia, potenza e forza / e con ciò frenarli nella cattiveria per le eternità, / ed oltre a ciò renderli ancora oltremodo sensibili al dolore / e intorno agli ignudi un forte fuoco bruciante attizzare / come ricompensa del fatto che si son sempre scherniti del Mio Amore, / qui nell’eterno fuoco pieni di dolore grande essi devon bruciare. / Forse essi l’ira gradiranno più della Mia Divinità, / e la vendetta Mia che non la Grazia Mia di più a loro piacerà!

134. Nevvero, Pathiel Mio, – che così sarà ben deciso giustamente? / E per quanto la malignità possa esser così ancor di Me scontenta, / essa il Mio giudizio mai in eterno potrà cambiar certamente / e riconciliarsi col Mio Amore lo potrà in eterno difficilmente! / Che cosa dici tu, Pathiel? – Sei con Me consenziente?! - - / «Oh sì, caro Padre Mio, io son con Te d’accordo completamente!». / Ma Pathiel, Io vedo che i tuoi occhi son di lacrime traboccanti, / che cos’hai? Non vorresti questo a Me, al Padre tuo, confessare? / Nell’infantile cuor tuo hai qualcosa pieno d’amore; / oh, dimMi pur cosa ti opprime, a Me confessa i tuoi dolori! - -

135. «O caro Padre, vedi! Io son con Te d’accordo fino in fondo. / Solo una cosa devo dirTi che io non comprendo, / e questa è: che Tu vuoi punire il nemico maligno eternamente. / Se lui già è diventato inoperoso, perché punirlo ancora? / Io so che Tu, caro Padre, se i figli soffrono non hai piacere; / Tu dici che hai Gioia nella gioia dei Tuoi figli solamente! / Lascia allora il maligno nemico diventar solo inattivo e nuocer non possa; / condonagli l’eterna punizione, morto lascia esserlo soltanto! / O caro Padre! – fa ciò che Ti sembra meglio, / ma sprofondare non lasciar nella perfidia ancor di più il maligno!».

136. Oh, udite e guardate voi angeli, uomini, soli e mondi tutti! / Udite anche voi fedelmente animati dalla Grazia Mia tutti quanti! / L’Amor profondo dell’eterno Padre santo come si riflette / negli universi solari dal cuor di questo povero fanciulletto! / O Amore, grande santo Amore, Tu Mia propria Essenza, / Tu puoi, Tu un giorno ancora salverai perfin la morte dalla morte! / O Pathiel, fanciullo Mio, figlio Mio, quanto son grandi / le lacrime dagli occhi tuoi! Il loro anelito soave quanto devotamente santo! / Oh, sta tranquillo, vedi, ciò che in te come duro puoi trovare / sarà un giorno sciolto dolcemente dall’Amor del grande Padre!

137. Ed ora, Pathiel Mio caro, sarai di Me contento certamente; / infatti, puoi tu ora, là dove si rivolge la Mia Pace, già immaginare / la Pace del Mio Amore, che è inviata a tutti coloro / che sono solo un poco penetrati nella libertà di vita interiore, / la quale certo è solo a te propria in pienezza grande veramente / ed a tutti i tuoi simili che Mi manifestano il tuo amore. / Ma chiunque può ottenerla, fosse anche un grande peccatore, / mediante penitenza e pentimento, se egli la Scintilla ha afferrato, / che Io con parole ed Azioni sulla Terra ho fedele già disseminato, / affinché quelli che son di fede ferma, già beati possan diventare. - -

138. «O Padre caro! – Permetti che anch’io qualcosa Ti domandi, / Tu sopporterai questo in Te di quanto lo posso io più facilmente. / Oh, guarda, io in chiaro non son venuto assolutamente, / perciò non sono ancora del tutto libero da paure e turbamenti. / Poiché Tu qui con il Tuo Amore hai il mio ridestato / ed hai anche la Grazia Tua giù fino a me profondamente allargato, / allora fammi contento e la debole voce mia ascolta, / voce che da una piccola piega del cuor procede ancora; / poiché io prima non sapevo quanto era celato in esso / e qui nell’eterno Mattino della Vita lo sto imparando adesso.

139. Che cosa sarà poi, dopo lungo tempo, del nemico? / Oh, dillo, caro Padre Mio, allevia i pesi che ancor trattengono / in limiti molto angusti il mio fanciullesco cuore, / oh, dillo, indurirà egli nella morte o invecchierà soltanto? / Diventerà egli forse dopo eternità, un essere migliore? / La Tua misericordia dalla morte lo salverà? / Di coloro che egli ha rovinato cosa accadrà? / Oh, risorgeranno un giorno dalla morte anche costoro? / E ci sarà un tempo per misurar la durata della sofferenza? / Oh, dimmi Padre! Ma quest’ultima cosa non dimenticare!».

140. O Pathiel caro, tu innocente fanciulletto! Nelle tue domande / già sorge, senza rispondere, la più bella amabile risposta. / Qui non servono come sulla Terra, per determinar la durata / di questo tempo fuggevole, ore, giorni, mesi, capodanni; / qui, infatti, non esiste il tempo, bensì la vita di letizia traboccante, / secondo la quale vien misurata la durata dello stato fedelmente. / Ora nel tuo cuore immagina che cosa può inventar l’Amore / nella sublime letizia della vita, questo lo annuncerà la misura della gioia: / la durata delle gioie sublimi vien qui ovunque misurata / da una nobile azione all’altra – ed il nemico non è dimenticato.

141. Perciò qui la Redenzione non può esser secondo il tempo determinata; / tuttavia sulla Terra la polvere deve esser purificata / finché dalla stessa l’ultima traccia di ogni vita sarà eliminata / ed alla fine tutto lo spirituale alla Luce della Grazia sarà venuto. / Ma la maligna essenza si scioglierà nel fuoco / come una dura scrittura che venne letta ma non capita, / in un cuor di fiamme che porta i germi della vita, / nel quale alla fine il duro guscio si sbriciola in un nulla, / e poiché non serve più a niente, deve anche perfino essere annientato. / Come con il guscio, così un giorno con i soli e con le terre!

142. Mi hai capito, caro Pathiel, e ben compreso? / Nelle profondità della Mia Sapienza senza fine ti sei ritrovato? / Oh, dimMi pure, temer non devi dinanzi al Padre tuo, / poiché ogni risposta del cuor tuo Mi può solo rallegrare. / Perciò Mi devi dire tutto, ma fedelmente, senza timore, / allora non ti lamenterai mai più piangendo nel tuo cuore! - - / «Se io l’ho compreso! – allora non Ti può comprender così ognuno? / Da tutto questo io ho dedotto in modo assai limpido e chiaramente / che Tu sei il caro, Padre buono! – io l’ho compreso; / di più non devo e non ho più bisogno di comprendere eternamente!

143. Io penso adesso – ed in eterno penserò così nel cuore: / Tu, caro Padre, ben tutto porterai alla giusta meta! / Cosa vorrebbe e cosa potrebbe all’uomo debole servire / anche se nella Luce Tua avesse scalato altezze senza fine, / se in eterno tuttavia non volesse mai raggiungerTi, / affinché possa in ogni cosa interamente somigliarTi! / E chi lo facesse, non potrebbe costui il nemico superare / poiché egli, al par di lui, del Padre la Potenza vorrebbe beffeggiare? / In verità, Satana cerca forse fino ad ora ancora la Tua fine; / quanto deve egli esser stolto, non immaginando che in Te non c’è fine!

144. Non è così, Padre caro: chi l’amore ha scelto, / si è di certo con la Tua Luce di Grazia anche congiunto; / chi però aspira alla Tua Luce di Grazia solamente, / con questo però l’Amor disprezza come cosa vuota, / a costui certo verrà la Luce di Grazia misurata, / tanto qui nel Regno dello Spirito, come prima sulla Terra. / Perciò io non voglio di Te né più né meno riconoscere / che soltanto: di chiamarti caro Padre mio – in tutto Amore; / e se dovesse esser necessario ancor guardare della Luce lo splendore, / questo non sarà difficile per colui che siede alla Sorgente in ogni tempo!».

145. Pathiel Mio caro, solo adesso hai del tutto indovinato! / Questo è il più grande di tutti i Miei grandi Atti d’amore / che Io, l’eterno grande Iddio senza fine, vada coi figli a camminare, / anzi, perfin coi peccatori tratto come Padre assai affettuoso, / Io, che son Santo, Santo, Santo attraverso le eternità, / ed assisto ancora i malfattori per accompagnarli tutti là / dove Io Stesso per compier l’Atto più grande sono andato, / per lottare con la morte stessa come Signore dell’Eternità. / Oh, guardate, voi angeli tutti, uomini, mondi, lune e soli! / Il più grande è, che Io presso i figlioletti ho cura di dimorare!

146. È facil cosa eserciti di soli innumerevoli creare, / è facil cosa punire i pigri con l’annientamento, / è facil cosa ogni specie di esseri da Sé chiamare, / tutto questo è facile da risolvere all’Iddio onnipotente; / di più non ha bisogno che esprimer la santa Volontà unicamente, / ed ogni spazio è subito colmato di esseri infinitamente. / Ma dar la libertà dal Mio Amore agli esseri creati / e liberarli dalla pressione della Mia eterna Potenza stessa, / per questo, divenir, quale Dio, un Uomo sul pulviscolo di mondo, / per morir perfino infame! La fede lo testimoni come l’Atto Mio più grande!

147. Ma affinché possiate comprender questo in modo chiaro completamente / e così rinunciare a tutto il vostro vecchio errore totalmente, / allora vi dico per il momento: tutto ciò che qui ho domandato, / anche se questo oltre i vostri sensi molto è andato, / come uomini, terre, come anche tutti i soli a voi noti, / anche tutto il popolo del Cielo, figlio, e le vostre zone della vita, / è da cercare solo in voi, – lì dovete i sapienti trovare! / La Terra come i soli, voi nella testa li partorirete, / come anche i sapienti negli occhi, orecchi, bocca e naso; / chiedete pure a loro, li riconoscerete nel loro imperversare!

148. Gli “angeli” son conoscenze in voi dalla Parola Mia provenienti, / essi vi insegnano ed alle porte di Grazia del Regno Mio vi guidano; / ma quando si tratta della vita, come darvela potrebbero!? / La stessa vita deve dapprima essere elevata in voi dall’amor puro. / E quest’amore è “il Figlio”, in esso è celato, / in esso il grande Tempo, in esso l’eterno mattino della vita; / e poiché solo nell’Amore lo scopo dell’intera Creazione è presente / già redenta da ogni legame attraverso l’Atto Mio più grande, / così l’Azione più grande è in ciò già completamente esaurita, / per cui gli scopi della Creazione intera per l’Uno sono usati!

149. Ma se Io come Dio, il Quale è eternamente Santo e senza fine, / offro a voi, alle creature, ora come Padre, Cuore e Mani, / anzi, perfino per amor vostro come Tale poter comunque diventare, / e per essere con voi un Uomo sulla Terra prendo Me Stesso prigioniero / e questo la pienezza della Mia Divinità non considerando, / allora non sarà difficile in secondo luogo, se ci fate attenzione, / trovare in un colpo d’occhio, dove s’annuncia l’Atto Mio più grande: / certamente solo là, dove una nuova dimora l’Amor si fonda! / Se solo una dimora terminata del fabbricato è di tutte le la più grande Azione, / allora guardate al Mio Amore – esso di tutto vi darà rivelazione!

150. E poiché questo appreso avete, in letizia pregar dovete: / “O Padre caro, vieni da noi, abbiam di Te bisogno, / nient’altro che la Tua Volontà deve in noi i cuor guidare, / affinché con questo il Tuo Nome negli stessi vi si possa calare / per esser qui nella nuova dimora santificato; / dacci Padre, anche il Pane della Vita d’Amor per il convito! / Non dimenticare, o Padre! – anche i figli tuoi son trasgressori! / Perdonaci! Noi tutti non siamo dinanzi a Te che peccatori! / Sii clemente e risparmia noi da prove troppo dure / e facci invece tutti nel Tuo Amor paterno dimorare!”.

151. Se avete dunque nel Nome del Mio Amor così pregato, / allora Io, come caro Padre, Amen dirò per giunta. / Verso tutti i vostri fratelli dovete essere però indulgenti, / allora ascolterò sempre gioioso, di lode i vostri canti! / Ciò che voi, compassionevoli ai fratelli vostri vorreste nel Nome Mio, / oh, in verità credete, a questo punto l’Amen potentemente dirò Io! / E se in parecchi per chiedere qualcosa nel Nome Mio siete radunati / Io dirò Amen, per qualunque cosa voi chiederete! / Ed infine, se alla Mia Potenza vi affidate nel Nome Mio, / allora, quale vostro assai amorevole Padre santo, AMEN dico Io.

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