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Capitolo 232 Dall’Inferno al Cielo, Manca il testo 2

Il Signore offre accoglienza al sagrestano

Energica cura del fuoco ai suoi castigatori

Conclusione della scena nel duomo di Stefano

1. In quest’istante mi avvicino al sagrestano, il quale Mi riconosce subito e dico: “Mio caro fratello Johann! È sufficiente così! A costoro è stato detto tutto attraverso la tua bocca, ma rimangono come sono sempre stati. – Perciò vieni da Me nel Mio Regno! Questi però si devono cercare il loro cielo ed il loro Dio, come lo preferiscono. Difficilmente essi giungeranno a Me! Ma ciò che credevano dare a te, lo devono assaggiare essi stessi per un po’, affinché vengano a sapere da sé quanto bene volevano ai loro fratelli”.

2. A questo punto Mi mostro a questi preti insensibili, secondo la loro immaginazione, quale Signore del Cielo e della Terra e dico loro in tono severissimo: “Mi riconoscete ora?!!”.

3. Tutti rispondono tremando: “Si, ora Ti riconosciamo per la prima volta, Giudice terribile! Sii clemente e misericordioso con noi, Tuoi servitori!!”.

4. Io però dico loro molto serio: “Non avete voi mai letto: siate misericordiosi, così otterrete anche voi misericordia! – Com’è andata con la vostra misericordia? Avete sfamato gli affamati, dato da bere agli assetati, vestito gl’ignudi, liberato i prigionieri e consolato i timorosi? No, questo non lo avete mai fatto! Siete stati in ogni tempo molto contro di Me ed avete calpestato con i piedi il Mio Insegnamento! Poiché siete così duri ed incorreggibili, vi accada ciò che con la vostra illimitata durezza di cuore volevate accadesse a questi Miei veri fratelli!”.

5. A questo punto si apre all’improvviso il pavimento della chiesa, fiamme si levano in alto dal largo abisso ed appaiono parecchi spiriti servitori i quali spingono subito i duri preti verso l’abisso fiammeggiante. Costoro iniziano a lamentarsi in modo straziante, e pregano supplichevoli il sagrestano Johann per ricevere misericordia ed intercessione.

6. Il sagrestano però dice: “Avete sempre preteso da tutti gli uomini che, sotto la punizione della dannazione eterna, devono credere che solamente voi avete le chiavi del Regno dei Cieli ed anche dell’Inferno! Apritevi ora i Cieli e chiudete le porte aperte dell’Inferno, che Cristo, il Signore dell’eternità, ha spalancato davanti a voi, affinché vi accolga nel suo soave grembo. Autenticamente cattolico-romano! Pochi minuti fa mi avete condannato eternamente all’Inferno, come dovrei ora intercedere per voi presso Dio? Il Signore faccia di voi secondo la Sua santissima Volontà e secondo il Suo Amore e la Sua Giustizia! – Io non sarò sicuramente invidioso se vi toccherà una sorte migliore, ma meglio che dal Signore non lo avrete da me mai da aspettarlo. Dio soltanto è buono. Perciò rivolgetevi a Lui, Egli solo, infatti, può aiutarvi!”.

7. Ora già molto vicino all’abisso in fiamme i preti piangono e dicono: “Caro Johann! Presso Dio non c’è più misericordia per coloro che sono stati condannati da Lui! Come potremmo rivolgerci a Lui?”. – Risponde Johann: “Voi stolti! Se non vi aspettate misericordia da Dio il Signore, dove la dovrei prendere io, poiché la cosa più esigua in me proviene esclusivamente da Dio?”. – Gridano i preti: “No, presso Dio non può essere versata nessuna misericordia su un’anima di là della tomba! L’Amore di Dio dura solamente fino alla tomba, poi la Sua severissima Giustizia prende il posto dell’Amore!”.

8. Dice Johann: “Stupidi stolti! Ha forse Dio il Signore due cuori, uno piccolo colmo di Misericordia e di sublime Amore, e poi uno grande colmo d’ira e di inesorabile brama di vendetta? Come può Dio, il primordiale perfettissimo Essere degli esseri, far fluire da uno e lo stesso cuore, l’ira mai conciliante e nello stesso tempo la massima Mitezza ed Amore! Come può Dio amare uno spirito solamente finché vive imprigionato nella carne peccaminosa, ma poi odiarlo eternamente a causa di alcuni errori cui lo hanno indotto la sua carne quale prova di natura della libertà!

9. Io però vi dico: il Signore Dio Gesù Cristo dall’eternità, che voi vedete qui in carne ed ossa è – nel tempo e ancor di più nell’eternità – l’Amore più puro e la massima Misericordia! Solamente il vostro Dio Trino cattolico-romano ha i vostri stessi sentimenti; presso questo Dio non c’è, come presso voi, né pietà né misericordia. Bene per me e per tutti che un Dio simile non esista in nessun luogo che solamente nei vostri maligni ed insensibilissimi cuori!”.

10. A ciò gli spiriti servitori spingono nuovamente i preti con forza più vicini all’abisso in fiamme. Ed Io lascio che i preti, i quali oppongono resistenza ed urlano, comincino a sentire il potente calore delle fiamme. Allora gridano: “Gesù, Joseph e Maria! Voi cari santi e martiri di Dio, veniteci in aiuto! Aiutate noi poveri diavoli! Quanto terribilmente caldo è il fuoco dell’Inferno, e noi dobbiamo ora bruciarvi dentro in eterno? O Gesù, Giuseppe e Maria! O Cristo Gesù! Abbi pietà di noi! O madre di Dio, prega per noi!”.

11. A questo punto Io faccio un cenno agli spiriti di non spingere più i preti. Allora si fa avanti Pietro e dice a loro: “Guardatemi! Io sono il vero Pietro in persona, la roccia della fede, che il Signore dei Cieli e di tutti i mondi ha eletto. Voi ed il vostro papa vi definite miei discepoli. Come avrei potuto conferirvi il potere di giudicare, non avendone io stesso mai ricevuto uno dal Signore! Il Signore ha proibito a tutti noi il giudizio – sotto pena del giudizio su noi stessi – dicendo Egli esplicitamente: ‘Non giudicate se un giorno non volete essere giudicati!’. Ma se il Signore stesso insegnava così, come deve averci fatto giudici sui nostri fratelli? Ma se noi non abbiamo mai esercitato nemmeno in sogno il potere di giudicare, come avremmo potuto trasmetterlo a voi!? Se volete essere miei successori, come avete potuto ereditare da me più di ciò che vi potevo lasciare?

12. Ma se il Signore stesso disse di non essere venuto a giudicare il mondo, ma a beatificare tutti quelli che vogliono diventar beati attraverso la fede in Lui – da dove avete preso il diritto di giudicare i vostri deboli fratelli e di condannarli all’Inferno per l’eternità? Vedete, questo ve lo siete arrogati da voi stessi per ambizione e sconfinata sete di denaro! Ora il Signore fa anche a voi ciò che avete fatto arbitrariamente ai vostri poveri fratelli. Poiché con la misura con la quale misurate, con la stessa misura sarete voi misurati”.

13. Dice l’ex officiante principale tremando terribilmente: “O santissimo apostolo Pietro, tu roccia di Dio! Prega tu il Signore per noi poveri peccatori, affinché non veniamo gettati all’Inferno, ma piuttosto per un milione di anni in Purgatorio. Ora noi tutti riconosciamo che abbiamo terribilmente peccato e sentiamo il profondissimo pentimento per il nostro accecamento terreno! Adesso però per la prima volta sappiamo che siamo veramente morti nel corpo. Se l’avessimo riconosciuto prima, ci saremmo certamente sottomessi, per tutto il tempo in questo mondo, al più profondo pentimento ed alla più rigida penitenza. Ma non sapevamo nulla, e perciò siamo anche rimasti i vecchi, ostinati peccatori. Ora vedi che noi tutti siamo qui pieni del più profondo pentimento. Sii perciò con noi un po’ più clemente e più misericordioso! Vogliamo fare tutto ciò che il Signore richiede, purché ci risparmi l’inferno”.

14. A questo dice Pietro: “Che sentiate bruciante pentimento, doveva accadere così. Poiché proprio il pentimento, che nell’eternità brucia sempre di più, fa parte dei vostri dogmi insieme ai tormenti dell’Inferno. Esso si annuncia ora già davanti alla sua porta e non vi lascerà più in eterno. Un pentimento simile per paura del castigo, non ha tuttavia nessun valore dinanzi a noi. L’unico pentimento valido deve nascere dall’amore per Dio e non dalla paura dell’Inferno.

15. Così è anche con la penitenza. Presso di noi ha valore solo la libera penitenza, proveniente dalla vivente fede e dal vero amore per Dio e per tutti gli uomini. Quella costretta dalla paura dell’Inferno è assolutamente inutile, anche se fosse peggiore di tutti i tormenti infernali che voi, se Dio il Signore lo vuole, comincerete a gustare presto”.

16. Con le parole poco confortanti di Pietro, i quasi aspiranti all’Inferno cadono in una tale angoscia che tutti sprofondano a terra e gemendo tirano fuori solo le parole: “O Ge-sù, Giu-sep-pe e Ma-ri-a! Pie-tà! Pie-tà”.

17. Mentre stanno a terra come storditi, faccio scomparire l’apparizione dell’abisso in fiamme ed al suo posto compare una grande coppa di vino con un grande pezzo del miglior pane. Oltre a ciò lascio una disposizione scritta di ristorarsi senza fare differenze e poi di lasciare per sempre questa chiesa, la cui grandiosità terrena serve solamente ad accrescere a dismisura la superbia dei preti che celebrano le funzioni in essa. Quando però saranno all’aperto, verrà già qualcuno che indicherà loro che cosa avranno da fare per sottrarsi ai tormenti dell’Inferno.

18. Dopo che tutto questo è ordinato, ci allontaniamo da questa masnada di preti raggomitolati e mezzi morti dall’angoscia e ci rechiamo all’aperto. Ci segue anche il sagrestano Johann, quale fratello pervaso del Mio Amore e della Mia Sapienza.

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